Cinema/La recensione. “Le grida del silenzio” della Carlesi: un ritratto dei giovani della Roma Bene

Le grida del silenzio: Luca Avallone e Alessandra Carlesi in una scena del film
Le grida del silenzio: Luca Avallone e Alessandra Carlesi in una scena del film

Un gruppo di rampolli della “Roma bene” – benché al giorno d’oggi ciò non li risparmi dall’essere ugualmente abbastanza cafoni – organizza un weekend “selvaggio”, allo scopo di passare due giorni in mezzo alla Natura. Molti di loro non si conoscono ancora, però ognuno ha uno scopo ben preciso, chi il sesso, chi invece il desiderio di staccare un po’ dalla città e dalla routine quotidiana. Ragazzi solo apparentemente felici e soddisfatti della loro vita. Il tutto nasce da una scommessa tra i due leader del gruppo: Daniel e Luca, in palio la bella cubana Kathrina. Eppure, niente è come sembra, la realtà non è mai quella che appare, le persone sono solite portare quelle “maschere” che la società gli impone o che semplicemente ritengono conveniente indossare. Quindi talvolta – purtroppo per la nostra disgraziata gioventù ormai sempre – c’è bisogno di qualcosa di forte per rivelare la propria anima. 

Un film che attraversa i generi, difficile da definire, ma non confuso, essendo formalmente buono per una pellicola indipendente. I riferimenti della Carlesi, all’occhio di un esperto neanche troppo acuto, sono abbastanza palesi, ovvero alcune pellicole americane e britanniche. Infatti, l’inizio de Le grida del silenzio, con la preparazione goliardica, ma, nel contempo, disincantata di una gita che tutti sanno, in primis lo spettatore, che terminerà in tragedia, ricorda a tratti quello di un piccolo capolavoro dell’horror come Quella casa nel bosco (“The Cabin in the Woods”, 2012) di Drew Goddard; mentre alcune delle migliori atmosfere ci hanno fatto pensare, ancorché assai alla lontana, a quelle di The Descent (2005), diretto da Neil Marshall. Però, nel caso di queste due produzioni, siamo davvero in un’altra galassia, nemmeno pianeta, cinematografica. 

Una piacevole sorpresa nel film della Carlesi è stato il modo in cui si è trattata la omosessualità, per la precisione femminile, non franando  nello stucchevole e, talora, aggressivo stereotipo gender, che, laddove presente nella narrazione, è quasi immancabilmente il segnale della scarsezza della trama, almeno per quanto concerne il cinema italiano contemporaneo. Inoltre, l’unico “spicchio” di realtà ne Le grida del silenzio lo si trova nella lunga scena quando si mostra la facilità con la quale i giovani consumano alcol e droga, tanto che nell’osservarli, persino nella finzione della Settima Arte, ci è venuto da dire: “Non hanno ritegno”. Del resto, mutuando al contrario il titolo di una raccolta di poesie di Pier Paolo Pasolini, possiamo parlare de la peggio gioventù, verso la quale non solo non proviamo rispetto, ma neppure compassione, come, invero, poco ci è importato della sorte dei protagonisti dell’opera della Carlesi, giacché essi sono nulla più che semplicistici archetipi di una Umanità offensiva, la quale, dopo aver “consumato”, si annoia. Un tedio che, le cronache ci insegnano, genera spesso violenza, celando per giunta una enorme fragilità. Nell’ascoltare le parole della regista al momento della conferenza stampa, abbiamo compreso come tale scena non è da lei stata intesa per dare qualsivoglia messaggio. Involontaria o meno, questa piccola parte del film è la unica con un minimo di qualità. Già, visto che di “sbavature” ne abbiamo notate parecchie; tra tutte, quella ove un cliente ordina un caffè e gli viene poi servito un cappuccino! 

A parziale rimedio delle molte, gravi imprecisioni, si incontra un  discreto colpo di scena, sciaguratamente annichilito dalla pessima e inutile tirata finale sull’amore da parte della stessa regista, stavolta nei panni di uno dei personaggi della storia. Semplice ingenuità o marcato egotismo? Non possiamo saperlo. Quello che tuttavia capiamo è il risultato, non buono, di questa pellicola, malgrado alcuni lodevoli tentativi di renderla originale. A ogni buon conto, non siamo qui per “promuovere” o “bocciare”; tale scialba procedura la lasciamo con piacere ai critici. Lo studioso, poco importa quale sia la disciplina in cui decide di cimentarsi, ha il dovere di inquadrare la identità di una opera e cercare di posizionarla in un contesto, questo sì positivamente critico. Per far ciò, deve comprendere se questa possegga o meno dei codici e se questi siano stati elaborati per un determinato fine. E quindi? Risposta: di questi elementi nessuno è pervenuto.   

*Le grida del silenzio 

Tags | anno: 2018, Nazionalità: Italia, Durata: 90′, Genere: thriller, Regia: Sasha Alessandra Carlesi, Distribuzione: Ipnotica produzioni s.r.l., Uscita: 10 maggio 2018

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Riccardo Rosati

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