Il caso. Dati in fuga su Fb, ovvero se la sinistra perde internet e urla al complotto

FACEBOOKLa sinistra mondialista si ricorda del lato oscuro di internet solo quando perde

La prima sorpresa è che qualcuno sia sorpreso di come un sito costruito su raccolta e analisi dei dati dei suoi miliardi di utenti possa ogni tanto lasciarsi scappare qualche dato.
Stiamo parlando dell’affaire Cambridge Analytica, la società di comunicazione politica di Steve Bannon che secondo un’inchiesta del New York Times e del Guardian avrebbe “aggirato” le barriere di Facebook e raccolto “illegalmente” i dati di milioni di utenti per poi ritagliare su misura i suoi messaggi elettorali. Insomma, quello che fanno tutti i giorni, ma a pagamento e chiedendo il permesso, gli inserzionisti del social. Facebook, secondo i giornalisti, sapeva tutto da anni, ma ha aspettato il giorno della pubblicazione dell’indagine per bloccare i profili degli autori di questa “truffa”.

Che personalmente esiterei a definire con leggerezza tale, considerato che viviamo nell’epoca in cui i consumatori sono disposti a cedere tutti i propri dati anagrafici e d’acquisto in cambio di 4 centesimi di sconto sui pomodori.

Il complotto demopopulistomassonico

Ma lasciamo da parte per un attimo gli aspetti legali, certamente gravi se verificati, e dedichiamoci a quelli politici e nostrani della vicenda. Lo scandalo infatti si arricchisce di un particolare per qualcuno decisivo: la malvagia Cambridge Analytica ha sempre lavorato per i malvagi populisti.

Steve Bannon

Esattamente. Finalmente abbiamo svelato il mistero di come mai il mondo non gira come credono gli intelligentoni! Non era la Clinton una pessima candidata, non è l’Europa che non piace agli inglesi, non è la politica che ha fallito in Italia: è stata la Cambridge Analytica! Loro hanno mutato il corso della storia. Come? Truccando il risultato del voto democratico? No, molto peggio: influenzando culturalmente i cittadini. Che è poi quello che fanno politica e intellighentie varie da quando esistono le elezioni e anche prima.

Insomma, la seconda sorpresa è che proprio la (ex) sinistra si scandalizzi dinanzi a ciò che i suoi più brillanti padri fondatori suggerivano di fare – e ciò che molti tra i suoi più entusiasti sostenitori passati (Feltrinelli?) e presenti (De Benedetti?) hanno liberamente (e legittimamente) fatto: influenzare l’opinione pubblica.
Quindi, davvero, di che cosa stiamo parlando?

La verità è che a certo progressismo non sembra accettabile che gli altri non solo facciano quello che loro hanno fatto per decenni, ma che siano più bravi di loro a farlo. Internet da luogo eroico di libertà e partecipazione diviene macchina oscura di consenso e distorsione della realtà, ma solo quando favorisce gli avversari politico-economici.

Mark for president

La terza e definitiva sorpresa è che proprio certi ultraliberal si preoccupino oggi del potere invasivo dei social media. Anime candide, quando ve ne siete accorti esattamente, di questo potere incontrollabile? Quando celebravate l’abilità di Obama di comprendere e sfruttare i social nel 2008?

Torniamo al presente. Ci viene spiegato che Cambridge Analytica ha avuto accesso illegalmente ai dati di circa trenta milioni di persone e ha così fatto eleggere un presidente USA e fatto uscire il Regno Unito dall’Unione Europea? Bene: e Facebook, che ha accesso diretto e legale ai dati di due miliardi di persone, cosa può fare? Meglio: cosa sta facendo? La domanda appare sfumata tra le urla scandalizzate dei tifosi di Clinton (comunque ancora avanti nei sondaggi, eh) e scommettiamo che qualcuno la quieterà con mezza audizione e un paio di strette di mano? D’altronde, perché bruciarsi subito la possibilità di candidare Zuckerberg contro Trump nel 2020?

@barbadilloit

Andrea Tremaglia

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