Il punto (di M.De Angelis). Il ruolo dei media nel fermare l’escalation della violenza degli antifascisti

Anni settanta, scontri di piazza
Anni settanta, scontri di piazza

Iniziò nel 1972, quando il Msi sfiorò il 10% dei voti. Erano già 25 anni che il partito dei “reduci di Salò” era in Parlamento e nessuno aveva veramente tentato di contrastarne l’esistenza. E questo malgrado la guerra civile fosse finita da poco. Esisteva un patto tra la Dc e il Pc sulla spartizione del potere in Italia, sul modello di quello stabilito a Yalta tra Usa e sovietici: ci si odiava, ma si manteneva un equilibrio bipolare, un duopolio che non permetteva slittamenti.
I fascisti, dunque, furono un pericolo solo quando diventarono una forza democraticamente imbarazzante, creando un’alternativa non tanto alla sinistra, ma al monocolore democristiano.
Ai comunisti aveva sempre fatto comodo un partito esplicitamente neo-fascista, perché legittimava l’esistenza di un grande partito anti-democratico come era il Pc, espressione italiana di un regime totalitario come quello sovietico, grazie alla “scusa” dell’argine contro il pericolo di un ritorno del fascismo. Vale la pena di ricordare che la legge Scelba la fecero i democristiani, non i comunisti, che invece temevano una legge simile contro se stessi. Vale la pena di ricordare che la famosa XII disposizione della Costituzione si chiama “transitoria” e che il limite della sua transitorietà è costituzionalmente determinato dal secondo paragrafo (quello che nessuno cita mai), che impone la sospensione dei diritti politici ai rappresentanti e membri del Pnf per cinque anni. Fu proprio alla scadenza di questo quinquennio che la Dc inventò una legge che perpetuasse quella transitorietà, vedendo che il consenso per il Fascismo era ancora troppo vivo.

Ma la violenza antifascista venne molto dopo, quando si affermarono, dopo il ’72, i gruppi paramilitari che sfuggivano al controllo del Pci e che fecero della guerriglia urbana e del pestaggio con le chiavi inglesi la loro pratica quotidiana.
Ma anche quei gruppi avrebbero avuto vita breve come in altre nazioni europee, anziché sfociare nella lotta armata, se non fosse stato per le connivenze e le protezioni di sponsor e fiancheggiatori istituzionali e “cattivi maestri”.
LA LORO VIOLENZA ERA CELEBRATA, COPERTA, LEGITTIMATA, PROMOSSA, ISTIGATA da giornalisti, magistrati, teatranti, professori, sedicenti uomini di cultura, che dai comodi salotti e dai loro attici nei centri storici, costruivano la mistica dello sterminio dei portatori della Peste, del Fascismo sempre in agguato, della demonizzazione e disumanizzazione di chiunque indicassero come portatore del Male.
Quelli che sprangavano, bruciavano sedi e case con ragazzi e bambini dentro, vessavano, mettevano alla gogna, umiliavano e infine uccidevano erano – allora come oggi – dei meri strumenti di quel Gioco di società al Massacro che veniva gestito e pilotato con le terga bene al caldo, godendo di una viziosa sensazione di potere.

Oggi come allora, gli esecutori sono ragazzini viziati, figli di papà e mamma cresciuti nella certezza dell’impunità. Sanno che i loro gesti, per quanto criminali, gli otterranno il plauso dei genitori e della maestra… Loro possono. E lo fanno. Nessuno li chiamerà Teppisti, Criminali, Violenti e se uccideranno non saranno Assassini. Sono solo Disobbedienti, Antagonisti, Indignati, Ragazzi e Ragazze dei Centri sociali, i Giovani, gli Studenti… Comunque “antifascisti”, quindi derattizzatori, agenti del Bene contro i sospetti agenti del Male. Come gli inquisitori, che torturavano, violentavano, vessavano e bruciavano in nome di un incerto dio, piccolo, vendicativo, meschino e crudele.

Quegli esecutori, come questi di oggi, non esisterebbero senza chi li loda, chi li istiga, chi li benedice e chi li assolve.
Alla fine, grazie a loro, i detentori del Potere inventarono la “teoria degli opposti estremismi”, per convincere gli elettori che è meglio restare fermi nella via mediana. Teoria che, non a caso, già si ritrova nei titoli dei giornali…

E le cose andranno peggio, ce lo dicono la storia e la memoria. Prima o poi qualcuno reagirà. Prima o poi qualcuno perderà la vita e si innescherà una catena. E se non dovesse accadere ci penserà qualcuno nell’ombra a causare l’esplosione o la tragedia. Prenderanno un caso di cronaca poco chiaro e grazie alla complicità delle grandi centrali dell’informazione – che sono quelle che già oggi vezzeggiano e istigano i violenti – creeranno un depistaggio ad arte per scatenare l’inferno.

Io che ho attraversato quell’Inferno – o piuttosto, come molti altri, ci sono nato dentro – io che poi, per il resto della vita, ho fatto il giornalista, so che l’Odio viene dalla predicazione dell’Odio e il Crimine dalla sua Giustificazione.

Colleghi giornalisti! Smettetela con i due pesi e le due misure. Smettetela con la lavagna dei buoni e dei cattivi. Siate chiari e onesti nel denunciare i colpevoli. Non attaccate il ciuccio al carro del padrone che vi dice di vezzeggiare i provocatori.

Potrei essere più chiaro sulle firme e sulle testate, ma voglio ancora credere che sia l’irresponsabilità a provocare certi atteggiamenti e non il calcolo criminogeno.

Vi faccio un appello. Presto avrete le mani sporche di sangue e non vi basterà nessun pentimento tardivo a ripulirle.

@barbadilloit

Marcello De Angelis

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