Eutanasia. Gandolfini contro il rinvio alla Consulta: “Scelta pericolosa”

4856617_6_d2a7_massimo-gandolfini-organisateur-du-family_b6e9e628833e0e948133160bcc23b7f3[1]“Ritengo assurdo e pericoloso che la Corte d’Assise di Milano chieda alla Consulta se sia un diritto istigare e aiutare gli altri ad ammazzarsi. Spero che la Corte Costituzionale non contribuisca allo smantellamento del diritto penale italiano per via giurisprudenziale”, così il leader del Family day Massimo Gandolfini commenta la decisione dei giudici della prima Corte d’Assise di Milano di mandare alla Consulta gli atti del processo a Marco Cappato, accusato di avere aiutato Dj Fabo a morire in Svizzera, per valutare la legittimità costituzionale del reato di ’aiuto al suicidio’, previsto dall’articolo 580 del codice penale (’Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito con la reclusione da 5 a 12 anni’).
“È evidente il tentativo di legittimare a colpi di sentenze il suicidio assistito e tutti coloro che propongono la legalizzazione di questa barbara pratica. Qualora la Corte dovesse valutare che il reato di aiuto al suicidio viola i diritti costituzionali dei cittadini si aprirà anche in Italia la strada che porta alle cliniche della morte. Noi restiamo convinti che la magistratura non possa esercitare tali forzature sulla legislazione italiana”, prosegue Gandolfini.
“Da medico aggiungo che se assumiamo il concetto che il suicidio non è un reato, anche quando si tratta di un malato stabilizzato da anni e non in fase terminale, dobbiamo far sapere ai medici dei pronto soccorso italiani che un suicida non deve essere salvato ma accompagnato alla morte”, aggiunge Gandolfini.
“Si trasforma un evento tragico, doloroso, che è sempre un gesto disperato, in un bene tutelato dal diritto. Siamo allo stravolgimento del significato stesso della virtù umana”, conclude il leader del Family day.

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Ernesto Chevanton

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