Cinema. “Il Ragazzo Invisibile” di Gabriele Salvatores fotografa l’epica della fragilità

Il manifesto de "Il ragazzo invisibile"
Il manifesto de “Il ragazzo invisibile”

Le nostre debolezze sono le nostre forze diceva Paul Celan. Il mondo dei supereroi, nei fumetti, nelle serie tv e anche al cinema ha sempre dovuto affrontare lo scarto -presente ed inevitabile, tra un superpotere ed il suo bilanciamento con il relativo limite. Fa parte del gioco, fa parte del patrimonio dell’arte racchiusa attorno all’etichetta di “genere fantastico” applicabile alla letteratura o a qualsiasi altro medium di massa (ammesso che oggi la letteratura sia effettivamente di massa). Diceva Tzvedan Todorov, riferendosi alla letteratura fantastica: “Il fantastico è fondato essenzialmente su un’esitazione del lettore circa la natura di un avvenimento strano. L’esitazione può risolversi perché si ammette che l’avvento appartiene alla realtà (…)”. La dialettica tra realtà e finzione si risolve con la sensazione che resta al lettore o allo spettatore dopo aver fruito l’opera. Gli rimane un retrogusto epico, di solito è questo il sapore di un’avventura con i supereroi.

La lotta tra bene e male, non solo una questione di archetipi psicanalitici o di antropologia, riguarda ogni cultura, da tempo immemore. Poco prima della seconda guerra mondiale, negli stati uniti, sono sorti i supereroi come rappresentazione di questa lotta, espressione che ha favorito la diffusione del fumetto come mezzo di comunicazione di massa ancora più pervasivo e prodotto reale di quella che viene definita come industria culturale. Superman e Batman diventano icone pop, moderni eroi epici in grado di entrare nell’immaginario collettivo, rappresentazione di un archetipo, di cui, a dire il vero, Batman racchiude entrambi i significati. Il genere supereroistico impatta con la cultura americana che da decenni sforna film e fumetti in grado di nutrire l’immaginario.

Gabriele Salvatores si ritrova come apripista del genere con la saga de Il Ragazzo Invisibile, ora arrivata al secondo episodio, Il Ragazzo Invisibile- Seconda Generazione. Michele Silenzi un ragazzo di origine russa, cresciuto a Trieste, che, nel pieno della sua adolescenza, scopre di avere il superpotere dell’invisibilità. Non solo. Proprio in Russia è sorto un particolare tipo di umanità (gli speciali), nata con poteri paranormali. Lo scenario americano è surclassato dall’est, territorio che Salvatores ha già esplorato con Educazione Siberiana. La lotta tra il bene e il male attraversa nuovi linguaggi, più orientati verso fragilità di vario genere, in cui il bianco e il nero si intersecano in un’ambivalenza del tutto umana in cui la possibilità di estendere il proprio potere personale può facilmente disgregare il confine di bene e di male, di lecito ed illecito. Perché ciò che è giusto spesso cozza con quella che può essere la propria morale personale.

Il Ragazzo Invisibile- Seconda generazione segna il continuum con un genere che ha iniziato a dare i propri frutti in termini sia di industria culturale, sia per quanto riguarda l’immaginario collettivo ma segna anche positivamente la decodifica dell’eterna epica battaglia tra il bene e il male nata con l’Iliade maturata con Superman e i suoi derivati e proseguita con Michele e gli Speciali.

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Stefano Sacchetti

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