Focus. Il libro “La casa sotto i portici” di Carlo Verdone e la nostalgia delle campane

Carlo Verdone
Carlo Verdone

Nostalgia delle campane, un estratto dal libro di  Carlo Verdone

“Un pomeriggio d’agosto di due anni fa tornai a Roma per sbrigare alcune faccende e approfittai dell‘occasione per andare a innaffiare le piante sul terrazzo di casa mia, uno dei più alti di Roma. Aprii il rubinetto della pompa e iniziai a dare acqua alle piante […]. Mentre innaffiavo, il mio sguardo si posò su quel rettangolo rosso e bianco, che era la mia vecchia casa.

“Ma tu guarda un po’”, pensai. “Quando mi affacciavo dal vecchio terrazzo, la prima cosa che vedevo era il colle del Gianicolo, dove abito ora. Adesso, invece, la prima cosa che vedo da qui è la mia vecchia casa…”

Improvvisamente sentii un qualcosa nell’aria, come una voce, una cantilena.

“Che cos’è?”

Fermai il getto d’acqua, cercando di fare silenzio. Sentivo ancora qualcosa, più distintamente, ma non ero certo di nulla, tranne che fosse una voce. Mi appoggiai alla ringhiera, concentrandomi su quel suono.

“Ma che cos’è…?”

La moschea di Via Salaria a Roma

Dopo qualche minuto, nel silenzio irreale della città, capii. Era la preghiera serale del Muezzin. Proveniva dalla lontana Moschea, vicino alla Salaria, e arrivava a me portata da quel lieve vento torrido.

Che strano, quando abitavo di fronte, la mattina presto e il pomeriggio ero circondato dal suono delle campane di San Salvatore in Onda, di San Carlo ai Catinari, di San Paolo alla Regola, di Sant’Andrea della Valle… Provai una strana sensazione di anni trascorsi troppo velocemente. Pensai che prima abitavo in quella casa sopra i portici laggiù e adesso […] stavo dall’altro lato. Ora la vedevo dal di fuori, lontana, per certi versi estranea. E mi domandai a chi il Vaticano l’avesse data in affitto. Fu come vedere tutto capovolto e poco dopo avvertii il rapido trascorrere delle stagioni e degli anni. Ormai stavo vivendo una terza vita.

Il vento di quell’afoso pomeriggio, con la preghiera lontana del Muezzin, aveva voltato, con una forte folata, quasi tutte le pagine del mio bel libro di ricordi, di suoni, di voci, di volti.

                                                                          (Da La casa sopra i portici, Bompiani, 2012, pp. 279-282)

Exit mobile version