L’intervista. Oreste Affatati, il judo e la “filosofia” dell’Ippon

judo affatati
Oreste Affatati, il terzo da destra.

Impegno, sudore e dedizione sono stati gli orientamenti dell’intera vita di Oreste Affatati, dapprima azzurro e poi Maestro di judo, Cavaliere della Repubblica e Stella d’argento CONI al merito sportivo. Basterebbe questo curriculum a presentarlo, l’abbiamo raggiunto per farci raccontare la sua storia, convinti che abbia ancora molto da insegnare ai giovani, marzialisti e non.

Maestro come è nata questa passione così forte per il judo?

In realtà è nata per una ragione molto semplice e pragmatica: se eri un meridionale che lavorava a Milano nei primi anni Sessanta dovevi necessariamente imparare a difenderti, a maggior ragione se vivevi nelle periferie della città dove si veniva visti come degli intrusi che “rubano” il lavoro. Così quando un mio amico mi propose di provare un palestra di “lotta giapponese” non esitai un minuto e mi tesserai per la palestra “Samurai”.

Com’è proseguita poi la sua carriera di judoka?

Dopo due anni passai alla “Jigoro Kano” dove ebbi la fortuna e l’onore di apprendere la “via dell’adattabilità” direttamente da Takero Kurihara, il primo maestro giapponese arrivato in Italia proprio in quegli anni. Col tempo, la pratica e la determinazione arrivai fino alla cintura nera ed alla nazionale italiana, che ho più volte rappresentato fino al momento in cui il CONI non mostrò la sua cecità nei confronti di noi atleti.

A cosa si sta riferendo?  

Parlo del campionato europeo a cui non potetti partecipare, in quanto serviva più di un mese di assenza dal mio posto di lavoro, ma quando chiesi al CONI di intercedere presso il mio principale non ebbi risposta. Fui costretto a dare forfait.

A carriera terminata ha aperto la sua palestra nella città natale, Mola di Bari. Quali valori è riuscito a trasmettere ai giovani attraverso quest’arte marziale?

Credo che il judo sia l’arte marziale migliore da far apprendere a ragazzi vittime di bullismo, in quanto non è violenta ma sfrutta efficacemente lo squilibrio posturale dell’eventuale aggressore, adattandosi ad essere efficace anche per chi non vanta un’eccessiva prestanza fisica.

C’è secondo lei una tecnica in particolare capace di riassumere in se lo spirito di questa disciplina?

E’ quella che in un determinato momento dell’incontro riesce ad essere efficace e portarti all’Ippon, il colpo della vittoria.

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