Focus Usa (di N.Perrone). Il senso della scommessa di Trump sul fisco

Donald Trump
Donald Trump

Donald Trump ha incominciato a metter mano al programma che aveva in testa, e che aveva annunciato nella campagna elettorale. Riduzioni fiscali ai percettori dei redditi più elevati, e minori sconti a quelli che guadagnano meno. Minori di molto rispetto agli sconti che andranno ai primi. Nessun aiuto per gli americani talmente disagiati da non pagare neppure le tasse. L’Europa ha mostrato malumore, perché così non andrebbe bene. Legittima obiezione. Ma chi ha eletto i commissari dell’Unione europea che adesso sbraita? Loro sono degli alti burocrati che governano la Commissione europea, e la vita dell’Europa: ma sono stati tutti nominati su indicazione dei governi, non eletti.

Trump dunque è stato eletto, in forza di una legge elettorale che ha penalizzato la maggioranza di voti ottenuta invece da Hillary Clinton. È ossessivo ripeterlo: il presidente americano è stato eletto, non nominato. Piaccia o non piaccia, negli Stati Uniti le regole sono queste, e le democrazie, anche quando hanno leggi che possono dare degli effetti curiosi, rappresentano una reale forza, politica e morale.

Veniamo al merito dei passi recentissimi di Trump. Egli ha deciso cospicue riduzioni fiscali a favore della grande finanza: previste in circa 1.500 miliardi di dollari nell’arco di dieci anni (in quei settori ci sono stati alcuni suoi grandi elettori). Ha deciso anche agevolazioni fiscali per i nuovi investimenti, estese a quelli provenienti da paesi stranieri, o risultanti dal rientro in patria di capitali americani esportati. E ha deciso una sensibile riduzione delle aliquote fiscali che andrà dal 35 fino al 21 per cento, ma solo a favore delle imprese. Quest’ultimo provvedimento rappresenta un colpo duro per l’Europa, dove le aliquote medie restano più elevate, con prevedibili conseguenze di trasferimento di attività produttive dal territorio della UE verso gli Stati Uniti.

Trump ipotizza da quest’ultimo provvedimento una forte ripresa dell’economia americana, che dovrebbe compensare i minori introiti fiscali derivanti dalla riduzione delle tasse. Gli esperti della Casa bianca hanno calcolato che la riduzione fiscale, calcolata in 1.500 miliardi di dollari nell’arco di un decennio, possa avere l’effetto di un rilancio dell’economia americana. Se queste previsioni dovessero dimostrarsi esatte, un effetto di rilancio dell’economia degli States potrebbe realmente vedersi.

La reazione negli ambienti finanziari e industriali americani, finora è stata positiva. È probabile che questa reazione sia influenzata dalla prospettiva di profitti immediati. È possibile però che questa reazione immediata determini essa stessa un atteggiamento psicologico capace di spingere nel senso voluto da Trump. Si tratta però di una scommessa, tipica della mentalità affaristica di Trump. Certo è che le scommesse si possono anche vincere, e che il rischio rappresenta sempre uno stimolo allo sviluppo. Tale rischio può dare effetti più significativi della rigidità dei conti, perseguita invece in Europa, talvolta con in modo esasperato. Gli Stati Uniti infatti non sono ossessionati, come avviene nell’Unione europea, dal pareggio di bilancio.

Resta però ancora un problema aperto, ed è un problema molto serio. Trump aveva minacciato durante la sua campagna elettorale di abbattere anche lo Obama Care, quella minima riforma voluta dal precedente presidente (Patient Protection and Affordable Care Act, 23 marzo 2010), che aveva dato sicurezza a circa 32 milioni di americani appartenenti ai ceti più disagiati. Si tratta di una minaccia del presidente americano, che rimane incombente. Se il sistema di assistenza sanitaria dovesse essere cancellato negli Stati Uniti, delle ripercussioni negative, nel senso di una propensione a imitare l’esempio americano, potrebbero farsi strada anche in Europa. Con danni molto evidenti.

Chi la pensa diversamente rispetto a certe riforme, e lo ripete spesso, è invece Papa Francesco. Sui mezzi di comunicazione, giornali e televisioni, le sue parole non hanno lo spazio dominante che ebbero quelle dei suoi predecessori, ma nelle coscienze hanno molto peso: fino a conquistare anche tanti laici. Francesco parla sempre in favore dell’uguaglianza: adopera proprio questa parola. E parla della tutela degli uomini più deboli, non dei profitti dei ricchi.

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Nico Perrone

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