LibriDiNatale (di Anna K. Valerio). “Un amore in guerra” di Riccardo Bacchelli per sentirsi (anche) soldati

La battaglia di Caporetto
La battaglia di Caporetto

“La stazione era spenta, silenziosa, deserta. Qualche carro ferroviario accostato al piano era stato riempito più che caricato di attrezzi di guerra. Nessun fanale, nessuna locomotiva. D’un tratto un sipario di scintille si levò dalla parte dell’Isonzo. Era un fuoco volubile, rutilante, artificioso, leggiero, che si innalzò fino a mezzo del cielo stellato; e ricadeva, ondoso e fastoso, come un sipario.

Era stato fatto saltare il ponte di Villa Vicentina, troppo presto, come si seppe in seguito.”

1917, la notte di Caporetto. Grande notte, notte amniotica, nera, in cui gli ideali si confusero. Nessuno l’ha raccontata con così tanta ricchezza e precisione questa notte in cui l’inerzia della storia arrivò al precipizio e alla pazzia, questa corsa di piedi che non toccavano più terra, di occhi che, nella lucida cecità della disperazione, vedevano forse per la prima volta la vita: nel polverio di un ponte saltato, nei “fagotti contadineschi”, nelle “cataste dei pacchi di sigari e sigarette”, nei “tozzi mortai da 210”, in un grappolo d’uva che diventa simbolo. Perché quando ci si perde è alla precisione di ogni movimento, di ogni sguardo, di ogni cosa che si sfiora che ci si deve aggrappare, come il barone di Münchhausen al proprio ciuffo.

Riccardo Bacchelli segue i soldati allo sbando passo per passo. Registra tutto – e descrive la vita, come raramente è stata raccolta e raccontata.

La copertina di Un amore in guerra di Riccardo Bacchelli

Un amore in guerra è poi l’amore del tenente Enrico De Nada per Cecchina Gritti, (nobil)donna incontrata mentre la sua vita sbandava nella diserzione di tutti, in quel tempo fuori dalla storia che può essere solo follia, o entusiasmo amoroso. E anche qui Bacchelli, con parole di spettacolare pietà, descrive tutto. Il parossismo del cercarsi e sfuggirsi, l’idillio delle labbra che si confondono nel tepore amniotico del primo bacio, il bacio cosmogonico: “quando fra i due l’attesa del primo bacio aveva grandeggiato tanto da confondere tutti i loro pensieri, quando dubitavano ormai che fosse possibile baciarsi”.

La scrittura ferma, concreta, sincera – e “rutilante” – non lascia spazio a vaneggiamenti da intellettuali-imboscati. Ci si sente tutti soldati, alla fine. Pardon, innamorati…

annavalerio@libero.it

@barbadilloit

Anna K. Valerio

Anna K. Valerio su Barbadillo.it

Exit mobile version