Focus Austria. Se i patrioti alla guida di Esteri e Interni diventano modello per le destre italiane

Il vicepremier austriaco Strache
Il vicepremier austriaco Strache

La novità politica in Europa? E’ il via libera, senza grandi clamori, ad un esecutivo con la barra a destra. Si tratta di quello austriaco guidato dal premier Sebastian Kurz, popolare, grazie all’alleanza con i liberalnazionali di Heinz-Christian Strache. L’accordo registra un dato che cambia gli scenari ostili verso le forze patriottiche di governo continentali: la destra patriottica dell’Fpo ha ottenuto i ministeri strategici degli Esteri, degli Interni e delle Infrastrutture. E questo elemento è ben più rilevante della polemica sul doppio passaporto per i Sud Tirolesi italiani, dossier che evidenzia invece l’ignavia del centrosinistra italiano, troppo permissivo da anni verso le rivendicazioni dei partiti localisti (da cui riceve sempre un appoggio elettorale).

Ministeri chiavi per le politiche popolari

Politiche internazionali, lotta all’immigrazione, sicurezza per i cittadini e modernizzazione infrastrutturale e tecnologica: dal modello della destra austriaca viene un indirizzo per le prossime scelte programmatiche delle destra italiane. Non è più tempo di slogan, ma di proposte per cambiare l’Italia. E da Vienna emerge la scaletta delle priorità da adottare: da destra si potrà decidere sulla questione frontiere, sui rapporti con l’Ue per i trattati economici, sulla difesa dell’identità nel contesto del sovrastato, sulla cura della sicurezza sociale e materiale dei cittadini. Un vasto orizzonte di concretezza, oltre gli ideologismi, accanto alla possibilità di guidare le trasformazioni che le tecnologie possono garantire ai cittadini, accrescendo la fruibilità dei servizi pubblici e le offerte per le imprese.

L’occasione per le destre

Accanto alle contese per l’assegnazione dei collegi più sicuri, la coalizione di centrodestra italiana dovrebbe iniziare a discutere di temi, e le destre dovrebbero caratterizzarsi per l’attenzione alle querelle care al popolo, non per accarezzare gli istinti più arcaici, al fine di prospettare soluzioni e cambi di passo. Bisogna, dunque, tuffarsi finalmente nel futuro, abbandonando la guerra delle ombre (alimentata dal gioco di società fascismo/antifascismo, quotidianamente sulle pagine di Repubblica) e il torcicollo ideologico che focalizza energie preziose su temi storici (pur importanti), lasciando al caso – alla pesca delle occasioni – l’individuazione dei profili di governo.

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