L’intervista. Federica Monacelli, la passione per la boxe contro i pregiudizi

15590303_1655996801366103_8105575389822920396_nSangue, sudore e pugni. Si potrebbe facilmente pensare che tutto ciò non sia adatto a una ragazza. Ma non ditelo a Federica Monacelli, campionessa nel 2012 ai campionati nazionali universitari e l’anno successivo vittoriosa al campionato italiano assoluto. In fondo chi di noi non ha mai sentito parlare delle valchirie, le leggendarie guerriere delle saghe nordiche?

Come è nata la sua passione per il pugilato? 

“Abbastanza per caso, durante un periodo complicato. Dopo aver giocato per 12 anni a tennis ed ero molto forte in allenamento ma nei tornei perdevo completamente la testa e non ho mai avuto grandi risultati, anzi oserei dire pessimi. Quando tornai da 6 mesi in Spagna in una grossa accademia dopo tanti sacrifici mi ero resa conto che non avrei probabilmente mai fatto il passo decisivo, quindi ho mollato e sono stata ferma e lontana dallo sport per un anno. Avendo cominciato a 6 mesi di vita a fare nuoto per neonati con la madre posso dire che è stato un periodo davvero complicato, ero triste e nervosa e ho scelto a scatola chiusa uno sport per il bisogno di stancarmi e sfogarmi in modo da pensare meno. Da lì è nato tutto, provando fin dal primo momento una sintonia incredibile con mio maestro e con la boxe”.

Cosa replica a chi le dice che è uno sport da uomini? 

“E’ uno sport da uomini perché negli anni e nella storia ci siamo abituati a categorizzare tutto, in realtà non esistono cose che le donne non sappiano fare, è solo una questione di abitudini. L’unica vera differenza è nella forza fisica, ovviamente quella dell’uomo è superiore ma ci sono tanti altri fattori che compensano. In ogni caso fare cose ritenute più da uomo non diminuisce la  femminilità ma modifica temporaneamente lo stereotipo che ci siamo creati e aggiungerei per fortuna poiché è bello essere diversi”.

Com’è Federica al di fuori delle quattro corde? 

“Sono una donna come tante altre, mi piace chiacchierare con la mia migliore amica e ridere di cose che solo le donne possono capire, mi piacciono tanti altri sport, mi piace uscire con gli amici, cose abbastanza comuni. Contestualmente lo sport lavora nel tempo sul tuo carattere, ti costruisce fisicamente e mentalmente e ti fa scavare nel tuo intimo più profondo, facendoti davvero scoprire ogni tua debolezza e costringendoti ad affrontare situazioni che probabilmente non avresti mai affrontato, ti fa scoprire una forza che non pensavi di avere. Anche se nessuno se lo aspetterebbe, arrossisco e ho le mie timidezze anche io, è solo che ora le apprezzo invece che nasconderle e questo, se devo essere sincera, è stato un passaggio degli ultimi anni. Questo poiché in realtà  l’agonismo ti insegna a presentarti forte e invulnerabile e a camuffare ogni debolezza, a cercare di essere perfetta. Tuttavia quando arrivi alla consapevolezza che la perfezione non esiste e che è bello essere imperfetti perché ogni differenza ti renda unica, vivi tutto con una gran serenità. Oltre a tutte queste cose su cui ho ragionato durante il mio percorso sportivo, devo ammettere che la boxe  mi ha fatto dei grandi regali  che mi porterò dietro tutta la vita: tante persone speciali incontrate lungo il cammino, quel tentativo di vedere sempre le cose positive rispetto a quelle negative, il trovare sempre un’alternativa davanti a un problema che inizialmente sembra insormontabile e quella voglia di andare avanti anche se tutto il resto del mondo ti dice che non ha senso, a credere nelle proprie potenzialità e a coltivare quella sicurezza in te stesso, che ti porta a credere che anche se a volte ti senti solo in realtà non lo sei perché  puoi sempre contare sulle tue forze. Non posso dire che il mondo dello sport sia semplice e che ti dia solo valore aggiunto, soprattutto in Italia, in cui spesso sei portata a fare scelte razionali diverse da quelle che faresti se si potesse seguire solo la passione, ma in ogni caso se tornassi indietro rifarei le stesse scelte e posso sicuramente dire che ne è valsa la pena. Se dovessi scegliere una parola che caratterizza la boxe e tutti quelli che hanno fatto un match, indipendentemente dai risultati, è coraggio. Ce ne vuole tanto, così tanto che solo chi ha provato può capire”. 

Quanto c’è di vero nel motto latino mens sana in corpore sano

“Credo fermamente in questo motto: grazie alla mia carriera nel pugilato ho provato sulla mia pelle come il benessere fisico porti inevitabilmente un beneficio anche a livello mentale. Infatti la salute mentale non può essere a mio parere scissa da quella fisica. L’esempio più evidente è legato all’alimentazione: facendo riferimento a un altra frase celebre credo che noi “siamo ciò che mangiamo” e seguendo una dieta a base di alimenti poco raffinati e biologici ho riscontrato un vero cambiamento in positivo a livello sia fisico che mentale. Inoltre collaborando con una azienda agricola che opera nel settore del biologico ho imparato un vero e proprio stile di vita che mi ha migliorata come persona e come atleta”.

Chi sono i suoi atleti di riferimento di ieri e di oggi? 

“La nazionale italiana femminile è piena di giovani talenti che stanno facendo tanta strada e che non si fanno spaventare da tutti gli ostacoli che l’Italia gli mette davanti quotidianamente perché hanno fatto dello sport il loro lavoro, cosa abbastanza complicata per la struttura e l’organizzazione che abbiamo. Queste infatti si svegliano ogni mattina piene di coraggio e pensano che oggi faranno di più”.

Quali ambizioni coltiva nel pugilato e al di fuori del ring? 

“L’infortunio e la successiva operazione al ginocchio mi hanno obbligata ad affrontare un lungo periodo di riabilitazione fisica e mentale poco prima del mio esordio da professionista, e una volta superata la profonda destabilizzazione iniziale ho utilizzato questo tempo lontano dal ring per occuparmi di un nuovo progetto: il mio sito internet. Voglio creare una piattaforma che si occupi di tutti i temi che io in prima persona ho affrontato nella mia carriera sportiva, per cercare di dare un mano nel mio piccolo in tutte quelle carenze che a volte fanno la differenza. Alimentazione, psicologia sportiva, informazione e tanto altro. Sono piena di entusiasmo per questo nuovo progetto ma vi potrò dire qualcosa in più a breve”.

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