L’intervento. Il patriottismo della Meloni e l’ostilità del Foglio verso la destra popolare

Giorgia Meloni e i ragazzi di Atreju
Giorgia Meloni e i ragazzi di Atreju

Andrea Delmastro, componente dell’esecutivo nazionale di Fratelli d’Italia traccia un bilancio di Atreju 2017 e replica alle accuse che il Foglio ha mosso alla politica culturale del partito della Meloni

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Il Foglio, giornale di tutte le Patrie ad eccezione di quella italiana, con il solito cipiglio massimalista, aveva preannunciato il vuoto che si sarebbe consumato ad Atreju. È proprio vero che le profezie non sempre si avverano. Il taglio dell’articolo del Foglio più che una analisi sembrava una speranza: che la destra non avesse nulla da dire. Perché per il quotidiano filo-renziano è una bestemmia culturale che esista in Italia una destra profonda, popolare, sociale, con una precisa visione del mondo ed un programma.

La polemica

È una bestemmia perché deve e può  esistere solo una destra liberale che si accomoda a tavola con i poteri forti, che può chiedere più legalità, più certezza della pena, più libertà dallo Stato, ma non può contestare il quadro (la gabbia) europeo, non può contrastare la logica di un mercato che ci ha regalato delocalizzazioni e privatizzazioni, dietro le quali si nascondevano “shopping industriali” al prezzo di saldo di altri partner (si fa per dire) europei.

È così i campioni dell’ortodossia di una destra che non c’è e non c’è mai stata in Italia, da sempre, accusano di eresia l’unica destra possibile in Italia, fortemente popolare, certamente identitaria, contrassegnata da idee sociali. Non so se sia vero, come sosteneva Accame, che “la destra o è sociale o non è”, registro con serenità che il partito liberale di massa è un “esperimento da laboratorio” che, almeno in Italia, non hai emesso il primo vagito nella vita reale. E così torniamo a noi e alla festa di Fratelli di Italia di questo fine settimana.

Un bilancio della festa patriottica

Contro le più malevoli previsioni, questo fine settimana alle Officine Farneto la destra italiana ha riunito attorno a sè e senza pregiudizi ideologici le migliori intelligenze, dal mondo intellettuale a quello imprenditoriale e professionale, per lanciare un programma per l’Italia. La relazione conclusiva di Giorgia Meloni ha testimoniato in termini eloquenti che gli ospiti non arrivavano da Marte e ancor meno erano invitati ad una sterile vetrina.

Idee per il governo

Dalla revisione di una Europa che è diventata una gabbia per l’Italia e la sua industria nazionale alla riforma della esecuzione penale, da programmi sostenibili in termini di rivoluzione fiscale alla difesa del Made in Italy, dalla lotta alla immigrazione alle politiche a sostegno della famiglia tradizionale con l’introduzione del reddito di natalità, dal rilancio del turismo alla tutela del mondo delle professioni, Giorgia Meloni ha tracciato le linee di una possibile destra di governo insofferente all’abitino troppo stretto della destra solamente liberale e per questo fatalmente marginale. Se ne facciano tutti una ragione!

La destra italiana è insofferente agli abitini sapientemente confezionati da politologi da laboratorio perché è altro e molto di più: è percezione quasi carnale di un popolo e dei suoi bisogni, è antiideologica e antidogmatica per definizione perché persegue l’interesse nazionale, cangiante e mutevole per definizione.

Andrea Delmastro con il microfono a sinistra, al centro Marcello De Angelis e a destra Alessandro Giuli

Ad Atreju c’erano intellettuali irregolari, ma anche professionisti messi in ginocchio da liberalizzazioni che mortificano la loro professionalità, imprenditori che avvertono il dovere di costruire lavoro e ricchezza in Italia e non invocano il diritto a delocalizzare, famiglie che chiedono il reddito di natalità anche per affrontare il tema demografico, contro il reddito di cittadinanza, misura di sostegno antimeritocratica e volta a sostenere e stabilizzare la disoccupazione.

Poi – ammettiamolo – era presente un popolo intimorito per una immigrazione selvaggia che stravolge l’identità dei quartieri popolari, che spaccia, che si sostiene, dopo aver usufruito di risorse dello Stato, con la delinquenza. Un popolo minuto che chiedeva preferenza nazionale nell’accesso ai servizi sociali e nell’assegnazione delle case popolari. Un popolo che non capisce perché, dopo aver contribuito a costruire la ricchezza nazionale, in un periodo di difficoltà, non debba essere il primo beneficiario di questa ricchezza.

Tutti questo problemi sfuggono ai foglianti sfuggono, perché puzzano di popolo, e assumono i caratteri della insolenza populista agli occhi dei difensori dello status quo. Ma la destra italiana di questi problemi vuole farsi carico, e questo approccio crea un solco tra noi e l’agognata destra liberista che non c’è.

Giorgia Meloni e la destra italiana possono vestire due anime per esempio difronte alle richieste di questo popolo. È possibile dire che la Costituzione e l’Europa impediscono di privilegiare gli italiani nell’accesso alle case popolari, magari anche citando regolamenti comunali, così come è possibile dire che non possiamo sostenere l’industria nazionale nel quadro europeo, facendo finta di non vedere che il resto dell’Europa fa esattamente il contrario. Quest’ultima è la destra fogliante.

È anche possibile dire che leggi e regolamenti li scrive il parlamento in nome del popolo sovrano e che non sono gabbie e che nell’interesse nazionale possono e debbono essere cambiate. Questa è la destra di Giorgia Meloni, duttile, pragmatica, orientata a conseguire l’interesse nazionale nel quadro di una legalità sostanziale che realizza una giustizia sostanziale. Una destra che guarda al futuro, insofferente alle etichette ideologiche alle quali guarda con l’interesse dell’entomologo, capace di farsi carico di una Nazione intera, dalle partite iva ai dipendenti, dalle imprese ai disoccupati, per ridare futuro e dignità ad una straordinaria Nazione che necessita di provvedimenti e non di discussioni da laboratorio.

*componente dell’esecutivo nazionale di Fratelli d’Italia

@barbadilloit

Andrea Delmastro*

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