Il caso Ghersi. Targa per la bimba uccisa dai partigiani, l’Anpi insorge

giuseppinaghersi[1]Una targa per ricordare la tredicenne Giuseppina Ghersi, stuprata e uccisa da alcuni partigiani savonesi pochi giorni dopo la Liberazione, nel bel mezzo di una piazza di Noli dedicata ai fratelli Rosselli, vessilli dell’antifascismo e fondatori di Giustizia e Libertà, vittime di sicari dell’estrema destra francese. Un monumento al ricordo voluto da un consigliere comunale di centrodestra con un padre partigiano, l’Anpi che insorge e annuncia proteste, pezzi di sinistra che per una volta sembrano staccarsi dall’intangibilità del mito resistenziale.

Nelle stesse ore in cui la legge Fiano, che inasprisce le pene per l’apologia di fascismo, viene approvata da un ramo del Parlamento, a Noli i conti con la storia si fanno in tutt’altro modo. Per la prima volta un Comune ha deciso di dedicare un cippo alla memoria di Giuseppina Ghersi, tredicenne savonese assassinata nei giorni successivi al 25 aprile nei pressi del cimitero di Zinola, dove è sepolta. Forse perché aveva genitori filo- fascisti, o solo perché aveva ricevuto un encomio per un tema su Mussolini o, sostiene qualcun altro, perché era – a tredici anni – una “spia collaborazionista”. Una storia che a Savona è un tabù ma anche una ferita che sanguina ancora, a più di settant’anni di distanza. Troppo facile strumentalizzare da una parte e dall’altra, troppo scivoloso l’argomento in una città Medaglia d’oro per la Resistenza. Ma il consigliere comunale, Enrico Pollero – radici familiari nella Resistenza e convinzioni di centrodestra – ha deciso di squarciare il velo del silenzio. «Papà era partigiano, per diciotto mesi è stato in montagna – racconta Pollero -. Ma dopo aver letto la storia di Giuseppina Ghersi, ho pensato che bisognava fare qualcosa per ricordare una bambina di 13 anni uccisa senza motivo. Per ricordare lei, non chi ha combattuto per la parte sbagliata, anche se a vent’anni si possono fare scelte diverse senza sapere di sbagliare e non credo che dall’altra parte ci fossero solo criminali e disgraziati. Spero serva a una vera riappacificazione». Il sindaco Niccoli sposa la linea del suo consigliere, perché «la guerra porta sempre dolore ma i bambini non hanno colpe né colore, a differenza degli adulti».

Il monumento sarà inaugurato il 30 settembre: un marmo con un cippo in ferro e un testo in ricordo di “Pinuccia”, scritto da Roberto Nicolick, professore in pensione con un passato tra Msi e Lega, autore di diversi libri sul tema resistenziale. Il testo della targa è volutamente privo di spunti polemici: “Anni sono passati ma non ti abbiamo dimenticato, sfortunata bimba oggetto di ignobile viltà”. «Si è voluto eliminare dalla storia di Savona episodi come questo, perché si pensa che possano intaccare la Resistenza – spiega -. Ma più si scopre la verità, e meglio si possono analizzare i fenomeni storici».

L’Associazione partigiani, però, non è dello stesso avviso. «Siamo assolutamente contrari, Giuseppina Ghersi era una fascista. Protesteremo con il Comune di Noli e con la Prefettura – attacca Samuele Rago, presidente provinciale dell’Anpi -. Al di là dell’età, lei fece la scelta di schierarsi con il fascismo. Eravamo alla fine di una guerra, è ovvio che ci fossero condizioni che oggi possono sembrare incomprensibili. Era una ragazzina, anche se dalle foto non sembra, ma rappresenta quella parte lì. Al di là della singola persona, un’iniziativa del genere ha un valore strumentale, in un momento in cui Forza Nuova vuole rifare la Marcia su Roma». Parole che, soprattutto sui social, hanno scatenato reazioni dure, anche a sinistra. Bruno Spagnoletti, storico dirigente Cgil in pensione, non le manda a dire. «Non riesco a capire come si possa giustificare l’esecuzione di una bambina di 13 anni e come si possa, ancora oggi, vomitare parole di fiele su una bambina da parte del presidente dell’Anpi. Ma come si fa?». Il dubbio resta, insieme ai conti ancora da fare con la storia. (*da Il Secolo XIX)

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Mario De Fazio

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