Calcio. La Dea torna in Europa, l’Atalanta dà lezioni a Rooney

Ad ognuno il suo. Legge che vale due volte per Wayne Rooney e il suo (maestro) sir Alex, che gli ha insegnato com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire. E che vale tre gol per il Gasp che nell’imbrunire emiliano verniciato di nerazzurro si fa pedagogo dell’arte spregiudicata di vincere con la difesa a tre. Senza subire gol. Tre raffinatezze, appunto, nel leale bagno di folla atalantino. La Dea addomestica i cani rabbiosi dell’Everton di Koeman e calca il verde d’Europa dopo ventisei anni. “Europa eccoci”, nel migliore dei modi.

Gasp stratega con master, altro che provinciale

Koeman fa paura, i siluri di Sigurdsson e del metronomo Schnederlin pure, la linea capitanata da Baines e Jagielka è fortezza affidabile e Rooney può risolverla quando vuole. Il risultato sembra già scritto. Ma la linea del palmo della mano degli aficionados, in un incitamento perpetuo, racconta altro. Gasp non è intimorito dai Toffees – o forse sì, ma camuffa con aplomb invidiabile – e propone, come se nulla fosse, il suo tre-quattro-tre, i suoi automatismi, le sue geometrie. Adattarsi all’altro non rientra tra i piani. La scelta e il coraggio pagano, eccome: dopo un paio di flebili squilli nemici (tra cui un delizioso scavetto di Rooney), l’Atalanta prende coraggio, alza il baricentro, manovra compatta, cercando in ogni momento la fessura per infilarsi che, pian piano, diventa voragine. I tre caballeros delle retrovie, mobili e solidi nonostante l’assenza precauzionale di Caldara, si spingono in avanti ben volentieri (Masiello sfiora due volte il gol a tu per tu con Stekelenburg), Hateboer e Castagne fluidificano e sembrano conoscersi da una vita, de Roon fa buona guardia per le trame di Freuler e Cristante è jolly atattico a ridosso del Papu e di Petagna.

La sbloccano Masiello e Papu, ma la sorpresa è Cristante

Al ventisettesimo Gomez scodella da corner e Masiello è il più lesto a ribadire in rete con un tap-in. L’Everton si arrocca, stordito, e la Dea affonda il colpo: un quarto d’ora più tardi, su un break da manuale, Petagna allarga a memoria per il Papu. L’argentino la uncina, se l’aggiusta dal limite sinistro dell’area e disegna una parabola da urlo. Passano solo tre giri di lancette e su un altro scarico di Petagna, Cristante, dopo una volata di quaranta metri, anticipa tutti e batte Stekelenburg. Nella ripresa una sassata di Freuler si stampa sulla traversa. La vera sorpresa è l’interpretazione – nuova, ma non troppo – che Gasperini ha chiesto e ottenuto, magistralmente, da Cristante, chiamato a fare più e meglio di Kurtic e di Ilicic. Prestazione poderosa: il centrocampista atalantino, che ha l’estrema versatilità e la corsa nelle sue corde (e pure il vizietto del gol), gioca a tutto campo, dà una mano dietro ed è la punta di diamante nel reparto d’assalto. Quando i nerazzurri attaccano, infatti, Cristante si sposta sulla destra e Gomez fa lo stesso dall’altro lato, creando un tridente con Petagna boa. Sul gol non si trova lì per caso, ma riceve con tempismo da incursore, mandando fuori tempo la retroguardia blu.

Petagna? È un Greyjoy

Premessa: tutto questo non sarebbe stato possibile senza Petagna. L’attaccante sembra rinato, lontano dalle movenze elefantiache e dai colpi sbilenchi degli ultimi tempi. E non perché ritrovi confidenza con la porta, anzi. Ottanta minuti di sportellate, pressing e tanto, tanto lavoro sporco. Si barcamena e ha la meglio su tutta la difesa, gioca spalle alla porta ed è protagonista di sponde da cineteca. Tutte le imbeccate buone della partita arrivano dai suoi piedi, sono suoi gli assist eleganti per il secondo e il terzo gol, dalla sventagliata dolce per il Papu, al servizio per Cristante. Nel Trono di Spade, i Greyjoy, gli Uomini di Ferro, s’immergono nell’acqua per una palingenesi assoluta, catartica. Che i fiumi di tripudio del Mapei siano lo stesso? Una cosa è certa: Cornelius, che entra solo negli ultimi dieci minuti, non è il Re del Nord.

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Francesco Petrocelli

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