Segnalibro. “Eurasia” e l’attuale ciclo politico dell’Europa

La mappa dell'Eurasia
La mappa dell’Eurasia

Crisi economica, sociale, immigrazione massiccia, politica internazionale oscillante. Le difficoltà nelle quali si dibatte l’Europa sono tante e al momento sembra difficile trovare una via unitaria e indipendente da poteri esterni. Il più recente numero di Eurasia (n. 2 del 2017 sul tema “Quo vadis, Europa?” pagg. 207, euri 18; www.eurasia-rivista.com) affronta i temi salienti che attanagliano l’Europa: il concetto di spazio europeo, il tema della sovranità, la necessità di prendere le distanze dalle centrali dell’alta finanza internazionale, le questioni legate alla Banca europea, il potere degli Usa e la presenza della Nato, la Brexit, le spinte autonomiste in vari paesi, fra cui l’Irlanda ecc. Il direttore di Eurasia, Claudio Mutti, nel saggio di presentazione, sottolinea l’importanza – e l’urgenza – di affrontare questi temi per fare chiarezza sulle prospettive per i prossimi anni ma anche per definire aspetti che al momento sembrano contribuire alla confusione. Mutti pone al centro il concetto di europeismo. Tutti europeisti? E che cosa significa essere europeisti? Per alcuni può significare il passaggio intermedio e necessario per giungere all’unità del governo mondiale, una sorta di Stati uniti del mondo, il cui esito è quello per il quale lavorano le centrali atlantiste, l’alta finanza, le lobby economiche ecc. Per altri, l’unità europea può significare unità di civiltà, facendo dei popoli e degli Stati europei un’unica realtà. Queste differenziazioni si legano all’universalismo (la prima), e al cosiddetto “grande spazio” (la seconda), entrambe di schmittiana memoria. In altre parole, se si desidera dissolversi in una unica realtà globalizzata, senza identità e con un’unica politica interna e un controllo esterno, planetario, ben definito in senso poliziesco con l’esito, soprattutto, della scomparsa della civiltà europea, oppure un’organizzazione regionale, multipolare, con i popoli che vivono rispettando la propria identità, la propria storia e la propria tradizione. Mutti riflette su questi aspetti e sottolinea l’importanza strategica di un grande equivoco: i populisti, nel nome della sovranità nazionale, auspicano l’uscita dall’Ue per trasformare gli stati europei in nazioni. Scelta errata poiché mai come oggi la geopolitica mostra la necessità di definire poli continentali, i perimetri di grandi spazi. Invece, rinchiudersi negli spazi angusti delle frontiere nazionali significa scegliere l’isolamento e la divisione l’Europa che così proseguirebbe a essere sotto il giogo degli Usa e della Nato. Quindi, assumere una chiara visione europeista nel senso di una realtà politica continentale non sottomessa a lobby, cartelli di potere o a potenze straniere.

Nel dossario, saggi sulla politica tedesca, sul declino francese, sui rapporti fra Europa, Cina, Russia e Usa, la Brexit e l’Irlanda, l’Ue e la Turchia, il sistema euro, la Romania e l’Ue, la rivoluzione dei garofani di 42 anni fa. La sezione “Documenti” è ricca e offre contribnuti sull’Europa di Drieu La Rochelle, Schmitt, Thiriart, Kosztolányi. Chiude il fascicolo, la consueta rubrica di recensioni e schede librarie.

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Manlio Triggiani

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