Il caso. La fondazione An ha rinnovato il cda: la maggioranza a finiani-alemannani e forzisti

Alleanza Nazionale
Alleanza Nazionale

La nuova guerra nella Fondazione An termina con la vittoria dell’alleanza tra alemanniani, finiani e forzisti (gasparriani e area Matteoli). Questo il responso del voto del “Comitato dei partecipanti e degli aderenti” che votato ed  eletto il nuovo Consiglio d’amministrazione della Fondazione. La scelta si è giocata sul filo di pochissime preferenze e conferma ai vertici il ceto dirigente che ha guidato An nei suoi tre lustri.

Sono stati 87 i partecipanti al voto:

44 voti sono andati alla lista numero 2 che ha eletto 11 consiglieri nelle persone di Altero Matteoli, Maurizio Gasparri, Gianni Alemanno, Franco Mugnai (già presidente della Fondazione), Giuseppe Valentino, Marco Martinelli, Italo Bocchino, Roberto Menia, Claudio Barbaro, Antonio Tisci e Luca Sbardella;

42 voti alla lista numero 1 che ha eletto 10 consiglieri nelle persone di Ignazio La Russa, Antonino Caruso, Piefrancesco Gamba, Roberto Petri, Fabio Rampelli, Edmondo Cirielli, Andrea Del Mastro, Francesco Lollobrigida, Antonio Giordano e Roberto Mele. Un solo partecipante si è astenuto.

La maggioranza degli eletti nell’organo decisione della Fondazione è dunque del listone che fa riferimento agli ex colonnelli Gasparri, Alemanno, Matteoli e ai sostenitori di Gianfranco Fini, ora confluiti nel Movimento Nazionale guidato dall’ex sindaco di Roma e da Francesco Storace. Tra gli eletti ci sono esponenti cresciuti (l’ultima generazione sfornata dall’ambiente) nel mondo giovanile del Fdg-Ag come Andrea Del Mastro, Antonio Tisci e Francesco Lollobrigida.

Esulta Gianni Alemanno: “Non c’è un solo erede della Fiamma”

Ecco la nota post votazione di Gianni Alemanno del Movimento per Sovranità: “Il risultato della votazione che si è svolta nel Comitato degli aderenti della Fondazione di An, dà un messaggio chiaro a tutta l’area politica della destra nazionale. Nessuno oggi si può arrogare il diritto di rappresentare da solo l’eredità di questa area e di conseguenza brandire il simbolo di An come un’arma di divisione e egemonia sugli altri. Non era questa la nostra intenzione quando nella scorsa Assemblea nazionale della Fondazione presentammo una mozione per l’utilizzo di quel simbolo per un grande progetto unitario che riunisse tutte le anime ex-An senza esclusioni e preclusioni. La stessa mozione presentata da Fratelli d’Italia, che vinse in quella occasione, condizionava l’utilizzo del simbolo di An ad un grande Congresso unitario che non è mai avvenuto. Oggi, quindi, è tempo di prendere atto che la destra nazionale ha una espressione plurale in Fdi, nel Movimento Nazionale per la Sovranità e in parti importanti di Forza Italia. Non solo: esiste un vasto mondo della destra dispersa che non è rappresentato da nessuna di queste forze politiche principali. Quindi bisogna trovare il modo di far convivere e collaborare tutte queste forze, senza veti e preclusioni da parte di nessuno, per ridare forza ai valori e alle idee della destra nella ricomposizione dell’unità di tutto il centrodestra. La Fondazione in questo progetto può e deve assumere un ruolo molto importante dal punto di vista culturale, metapolitico e di comunicazione, per rompere la pesante egemonia che esiste a favore della sinistra e del politicamente corretto. Il simbolo partitico di An deve essere archiviato se non può più rappresentare l’unità partitica della destra, la Fiamma tricolore non tramonterà mai, perché rappresenta i nostri ideali e le nostre speranze per il futuro”.

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Antonio Fiore

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