Usa. L’ultima follia pol.corr: cronista sportivo rimosso perché si chiama Robert Lee

statua confederatoNegli Stati Uniti continua la ridicolissima guerra dei simboli. E si raggiungono vette di scemenza davvero inenarrabili. La gente prende a calci statue inerti, e fin qui nulla di nuovo. Ma arriva notizia che un noto network sportivo americano ha licenziato un suo giornalista. La sua colpa? Quella di chiamarsi Robert Lee, come il generale sudista.

 

Dovrebbe forse prendersela con i suoi genitori, l’asiatico anchormen dell’Espn silurato a causa dell’omonimia con un personaggio storico vissuto più di due secoli fa. Non potrà commentare una partita di calcio giovanile, in Virginia, perché il suo nome sgomenterebbe gli spettatori. Siamo alla follia più totale.

Come fa notare Maria Giovanna Maglie su Dagospia: “Non crediate che si tratti solamente del Generale Lee e di altri generali dell’Unione, e’ l’uomo bianco il colpevole, e se è venuto fuori per reazione dalle fogne qualche suprematista bianco e persino qualche reduce del Ku Klux Klan, i veri suprematisti sono i neri di Black Live Matters, sono i loro compagnucci estremisti, dell’Antifa, gente che andava condannata e isolata, invece è stata ricevuta alla Casa Bianca con tutti gli onori come fossero il Rinascimento nero, gente che sostiene che di tutto e’ colpevole l’uomo bianco”.

E ancora: “Ma anche se fanno molto rumore e sono accompagnati dal coro entusiasta di giornali e tv e dallo squittio di politici inetti, tra i quali campeggiano molti repubblicani, non rappresentano il popolo americano. Che ha già usato il sistema per difendersi, eleggendo quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti l’outsider e maverick Donald Trump, che non starà a guardare. Ne vedremo delle belle, o forse delle brutte, ma le vedremo”.

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Alemao

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