Immigrazione. Il movimento per la sovranità propone un blocco navale a largo della Libia

Menia, Alemanno e Diop
Menia, Alemanno e Diop

Un blocco navale a largo delle coste libiche, anche unilaterale e con uso della forza se necessario, per bloccare il flusso di migranti. E’ quanto propone il Movimento nazionale per la sovranita’ che, in una conferenza stampa a Montecitorio ha illustrato le proprie richieste al governo in vista del Consiglio dei ministri. “Quando abbiamo organizzato questa conferenza stampa – ha detto il segretario Gianni Alemanno – non immaginavamo che si sarebbe riunito oggi il Consiglio dei ministri per un eventuale decreto per una missione in Libia; poi il voltafaccia di Sarraj di ieri sera rafforza la nostra richiesta di blocco navale”. Il vicesegretario Roberto Menia ha spiegato le “regole di ingaggio” della proposta, che rispettano il Codice internazionale del mare: questo infatti consente di intervenire su imbarcazioni che operano la tratta di esseri umani. Il blocco andrebbe fatto immediatamente fuori dalle acque territoriali libiche, cosi’ da intercettare i barconi con i migranti; in caso di affondamento o di gommoni in difficolta’ i migranti verrebbero tratti in salvo, ma poi riportati nei porti della Libia, da dove sono partiti. Questa sarebbe obbligata, sempre secondo il diritto internazionale del mare, a far attraccare le navi italiane. Nel caso in cui le autorita’ libiche si opponessero, scatterebbe l’uso della forza: “se ci sparano contro – ha detto ALEMANNO – noi risponderemmo al fuoco, e siamo in grado di farlo. Se regole di ingaggio del genere, con l’autorizzazione a sparare, fossero inserite nel decreto, sarebbe un deterrente. Non si puo’ sfuggire da un atto di forza. Il governo deve avere coraggio”. Questa iniziativa andrebbe affiancata ad altre, per evitare “l’effetto magnete”: impedire che le Ong prendano dai gommoni i migranti a largo della Libia, e abolire la legislazione che ha introdotto la protezione umanitaria anche per soggetti che non hanno diritto all’asilo politico o alla protezione sussidiaria. E infine entrare nell’ottica di creare hot spot in Libia stessa che diano l’autorizzazione a venire in Italia ai soli profughi.

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Red

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