Ieri a Mosca per sigillare l’accordo con Russia Unita, il partito di Vladimir Putin, e per ringraziare il ministro degli Esteri Sergej Lavrov dell’impegno contro il terrorismo in Medio Oriente e Libia, rinnovando l’impegno contro le sanzioni Ue che stanno penalizzando fortemente l’industria agroalimentare italiana. Sabato a Napoli per dare una scossa al centrodestra, riscaldando i motori del suo movimento meridionale, Noi con Salvini. Il Matteo del Carroccio fa registrare un super attivismo volto a contrastare la presenza mediatica del Pd che va a congresso sulle macerie. Dalla riunione partenopea, osteggiata in maniera irrituale dal sindaco De Magistris (idolo dei centri sociali napoletani) per Salvini emergerà “un programma, concreto, smilzo e aperto a tutti, anche a chi non è ancora parte del centrodestra, tutto da costruire, tutto da inventare. E a quel punto chi ci sta, lo firma”.
Cosa manca alla narrazione salviniana?
Non tutta la politica passa dai social e dai selfie. La tornata delle amministrative porterà di fatto ad una conta interna. Peseranno i voti nei comuni ma anche la qualità del personale politico che entrerà nelle assise locali. Il fronte sovranista, al pari del centrodestra, sconta una cronica difficoltà nell’allargare il proprio perimetro e nel coinvolgere personalità dell’ampio mondo che si riconosce in una piattaforma patriottica. Non ci risultano, allo stato, candidati sindaci di realtà di rilievo che rappresentino un nuovo corso…
Per proseguire su queste strade è necessario, per Salvini e la Meloni, un investimento in strutture che consentano di raffinare la proposta politica, per incidere nell’immaginario e aumentare stabilmente i consensi. Finché non si vedrà all’orizzonte l’impegno per fondazioni, media, scuole di politica al passo con i tempi (dove i relatori non siano vecchi dinosauri), la mobilitazione patriottica e sovranista corre il rischio di brillare pochi istanti. Come una meteora.
