Anniversari. Trentacinque anni fa il battesimo in Italia della Nuova Destra di Alain de Benoist

Alain de Benoist13 maggio: salvo errori e omissioni è passato senza clamori l’anniversario della prima uscita italiana della Nouvelle Droite, avvenuta giusto trentacinque anni fa. Non che ci aspettassimo chissà quali celebrazioni, stile “Rai Storia”, ma la consapevolezza di certi “percorsi” val la pena di essere mantenuta viva, anche alla luce di una sempre più auspicata/rinnovata  “battaglia metapolitica”. Dunque, 13 maggio 1978: sul “Secolo d’Italia”, organo ancora “movimentista” del Msi-Dn, esce l’intervista di Maurizio Cabona ad Alain de Benoist , autentico “apostolo” (il termine sono certo non gli piacerà) della Nuova Destra.

In essa il “filosofo” della Nouvelle Droite (“Incontro con Alain de Benoist il ‘nuovo filosofo’ venuto da altrove“) esemplificava  il proprio itinerario culturale, analizzava  il successo di Vu de droite (una vasta antologia critica delle idee contemporanee, pubblicata dalle Edizioni Copernic), parlava delle esperienze editoriali d’Oltralpe (con in testa la prestigiosa rivista “Nouvelle Ecole”, “creata nel 1968, con un triplice obiettivo: passare al setaccio di un’investigazione critica di alto livello le differenti esperienze della filosofia e della scienza moderna, senza al­linearsi alle dottrine già esistenti; ritrovare, grazie ad una politica intellettuale di tipo simultaneamente comparativo e diacronico, la natura esatta dei valori specifici della cultura europea; infine portare il dibattito non più su un terreno politico nel senso stretto, sempre più privo di significato, ma sul terreno, propriamente metapolitico della concezione del mondo – cioè della visione e della percezione dei rapporti degli uomini e dell’universo – e dei rapporti degli uomini tra loro”).

La cesura nel metodo e “mentale” rispetto alla “Vecchia Destra” era sotto­lineata da de Benoist, che stigmatizzava come la stessa parola “destra” fosse “considerata da molti, non senza ragione, sinonimo di vuoto teorico”, mentre è richiamandoci alle “nuove scienze”, ad una chiara investigazione “dei valori specifici della cultura europea”, ad un coerente antiegalitarismo, che può essere dato un “senso risolutamente nuovo” alla parola “destra”. Un’autentica rivoluzione…copernicana, per un mondo che, avendo perso di vista le ragioni fondanti della propria “identità”, veleggiava tra sterile nostalgismo e ripetitivi “richiami all’ordine”.

Qui conta poco “rievocare” il dibattito che si scatenò, insieme all’emergere di una giovane e motivata pattuglia di “innovatori”, che di lì a poco avrebbe dato vita alla rivista “Elementi” e alle “ipotesi e strategie”, elaborate nei convegni annuali. Quello che allora venne prodotto è agli atti. Come ha poi ben sintetizzato uno degli animatori  di quell’avventura intellettuale, Stenio Solinas (in Per farla finita con la destra),  essa aveva puntato “…a porsi come soggetto di elaborazione metapolitica, a staccare un ambiente dal culto infecondo del passato e a costringerlo a misurarsi con la modernità e i suoi problemi. Un progetto insomma che voleva uscire dall’angusta visuale della politica tradizionale, concepita e esaurita nel numero di seggi conquistati, nella visibilità o meno degli esponenti chiamati a rappresentarla”.

Tra tante idee, analisi, elaborazioni, sintesi, divisioni, fughe in avanti ed indietro,  quel 13 maggio 1978, in fondo appare ben più vicino dei trentacinque anni trascorsi. E’ ancora aperta la strada per “staccarsi” dal culto infecondo del passato e dunque per “misurarsi” con la modernità, con i suoi problemi irrisolti ed oggi ingigantiti, con una visione politica piccola e sterile.  Basta iniziare a percorrerla, con nuove energie e nuova volontà. Magari consapevoli del tempo trascorso e degli errori compiuti.

Mario Bozzi Sentieri

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