L’intervista. Il deputato Toumeh: “La Siria, il terrorismo islamista e la via per la pace”

Nabil Toumeh
Nabil Toumeh

Nabil Toumeh è uno storico, poeta e imprenditore siriano. Amministratore delegato del Toumeh Orient Group, è una personalità poliedrica e illuminata, oltre a ricoprire il ruolo di deputato all’interno del Parlamento di Damasco. Ci troviamo nella hall di un albergo del centro cittadino a Monza, in una grigia giornata di metà ottobre. Già dal primo approccio si presenta in maniera ben diversa da come si potrebbe immaginare un parlamentare governativo di quella “spietata dittatura” che ci descrivono i media mainstream del nostro Paese: modi gentili, sorridente, abbigliamento sportivo e curato.

Dottor Toumeh, esiste un’opposizione democratica in Siria?

“Esisteva una vera opposizione, l’opposizione parlamentare che poteva negoziare col Governo. Ma questa opposizione voleva e vuole una Siria unita. Quelli che vengono definiti “ribelli” invece non c’entrano nulla con tutto ciò. Per fare un paragone con l’Italia è come se la vostra maggioranza e la vostra opposizione parlamentare si trovassero di colpo minacciate da mercenari armati, per lo più di origine straniera. Se prendiamo i nominativi dei principali esponenti di questa opposizione armata ci rendiamo conto che si tratta prevalentemente di cittadini stranieri: francesi, inglesi, americani, sauditi, qatarioti, ceceni o turchi. I principali sostenitori di questi “ribelli” sono principalmente l’Arabia Saudita e il Qatar e i loro alleati occidentali. All’inizio della guerra civile alcuni ufficiali governativi sono stati comprati con la promessa e la minaccia che la vittoria sarebbe stata rapida e certa e che Assad avrebbe comunque dovuto lasciare in breve tempo, per via di un’azione militare o in altro modo, come era accaduto con le “primavere arabe” in Egitto, Tunisia e Libia. Così non è stato e il mondo ha dovuto capire la forza della leadership politica di Assad e del popolo siriano e la sua capacità nel gestire questa crisi negli anni. Nessuno avrebbe immaginato che Assad e la Siria potessero resistere di fronte a un’opposizione che, pur se falsa, era sostenuta da più di 80 Paesi, i cosidetti “amici della Siria”. Vede, in Europa il discorso dell’”opposizione democratica” funziona sempre come propaganda”.

La coalizione occidentale in realtà chi protegge?

“La coalizione occidentale ha approvato e sta approvando la fornitura di appoggio logistico, militare e tecnologico principalmente a due fronti: l’Isis e Al Nusra. Mai una volta la coalizione occidentale ha bombardato i rifornimenti per i terroristi dalla Giordania, dalla Turchia, dal Golfo del Libano, dall’Iraq. Mai. I bombardamenti della coalizione occidentale hanno colpito prevalentemente i civili siriani e i militari dell’esercito regolare siriano. Due mesi fa hanno bombardato una base militare siriana, provocando la morte di 80 militari e poi abbiamo avuto bombardamenti nei pressi dei confini e nei pressi di Aleppo. Questo è avvenuto sistematicamente non appena l’esercito siriano ha guadagnato terreno sui terroristi, in quel caso la coalizione occidentale a guida americana è sempre intervenuta per impedire l’avanzata dell’esercito regolare. Io le chiedo, è giusto questo? La Siria non ha il diritto di funzionare come qualsiasi altro stato senza queste intrusioni esterne? E’ per questo che il Governo ha chiesto l’aiuto di Paesi amici: Iran e Russia, ma anche Cina e India e altri Paesi hanno manifestato il proprio appoggio al nostro Governo, che ha il diritto di combattere e difendere il proprio popolo con l’aiuto di chiunque voglia aiutarlo. D’altro canto molti Paesi che in un primo tempo si erano detti contro Assad oggi sotto banco stanno rivedendo le proprie posizioni, perchè si sono resi conto di chi siano veramente questi ribelli. Ci sono poi altri Paesi che sono intervenuti per un solo scopo: prenotare la propria fetta della “torta” una volta che la guerra sarà finita”.

Ha parlato di una guerra nata su pressioni esterne. Perché hanno messo nel mirino la Siria?

“E’ semplice. Paesi come Arabia Saudita o Qatar, che sono alleati dell’Occidente, hanno dei governi oscurantisti e islamisti. La Siria invece è un Paese laico, tollerante, ricco di cultura e sviluppo. In Siria convivevano pacificamente musulmani, cristiani ed ebrei. E’ evidente che se questo modello di società venisse divulgato nei Paesi del Golfo, ricchi di petrolio e risorse, questo spingerebbe i popoli di quelle nazioni a chiedere più diritti, a chiedere che la ricchezza dei propri Paesi venga condivisa con il popolo. Perciò era necessario destabilizzare la Siria. Per sauditi e qatarioti il progetto di un Medio Oriente completamente islamizzato è l’unica soluzione per preservare il proprio modello. Tutte le fazioni armate dei ribelli in Siria sono di carattere islamista-radicale. Gli orrendi atti commessi dai jihadisti: decapitazioni, roghi di esseri umani, mutilazioni, sono frutto dell’ignoranza. Queste persone vengono indottrinate dai predicatori islamisti consentendo loro, in cambio di questi atti violenti, attraverso una speciale fatwa, di bere alcool e fare sesso a piacimento al di fuori del matrimonio o di avere schiave sessuali. Non solo ma agli uomini è detto che con ognuna delle 70 vergini che li attenderà nel paradiso avranno orgasmi 70 volte superiori a quelli normali e alle donne che entrano nella jihad è invece promesso che avranno a loro volta 70 uomini ad attenderle. Tutto questo è assurdo e non ha nulla a che vedere con l’ortodossia islamica, che vieta ad esempio sia l’acool che il sesso fuori dal matrimonio. Noi abbiamo provato a spiegare che tutto questo non ha nulla a che vedere con l’Islam. D’altronde la prova che quanto affermo è reale sta nelle cosiddette “primavere arabe” sostenute da questi Paesi e dai loro alleati occidentali: perchè tutte queste manifestazioni hanno destabilizzato soltanto stati repubblicani o laici? Egitto, Tunisia, Libia, Siria. Penso anche alla guerra contro l’Iraq. Invece se ci fate caso nessuno stato monarchico è stato toccato: Giordania, Bahrain, Qatar, Oman, Kuwait, la stessa Arabia Saudita. Nessuno. Quella che sta avvenendo in Siria è una guerra dell’ignoranza contro la ragione”.

Parliamo dell’Italia. Lei ha fatto visita a diverse personalità in questi giorni. Si può recuperare il rapporto col nostro Paese?

“Sono qui da una settimana. Ho incontrato persone del mondo della cultura, del sociale, della politica, del giornalismo. Ho sottolineato loro l’importanza del ruolo italiano in Siria. L’Italia dovrebbe riaprire la propria Ambasciata a Damasco e gli italiani dovrebbero tornare in Siria per capire cosa sta succedendo e per poter poi partecipare alla ricostruzione che avverrà a guerra finita. Tutti ovviamente sono stati disponibili ma mi è dispiaciuto molto che alla fine di ogni discorso molti abbiano detto “però…”. Quel “però” sta a significare che per fare qualcosa con la Siria serve un permesso dall’alto. D’altro canto la rottura tra l’Italia e la Siria è stata decisa dagli americani e anche Francia e Inghilterra hanno fatto forti pressioni. Quello tra il popolo italiano e il popolo siriano è un rapporto profondo. In base a ricerche recenti possiamo dire che diversi popoli italici, come gli Etruschi, erano di origine siriana. Nell’antica Roma c’erano moltissimi scambi tra Damasco e l’Italia, economici e culturali. Basti pensare che le terme, il foro e la colonna di Traiano a Roma, furono costruite da un architetto siriano, Apollodoro di Damasco. Siriani e italiani sono insomma legati dal sangue. Può esistere qualcosa di più forte? Gli italiani riflettano sul loro rapporto nei confronti del nostro Governo. Il popolo siriano è buono, generoso e volenteroso e non ha mai creato problemi a nessuno”.

E’ possibile risolvere la crisi siriana? E se sì, in quanto tempo?

“Basta che gli Stati Uniti d’America esercitino una pressione nei confronti degli Stati del Golfo e della Turchia per chiudere i confini con la Siria e cessare il supporto ai terroristi. Se questo sarà fatto ci vorranno meno di sei mesi per chiudere la crisi. Perchè la Siria è capace di combattere questi terroristi e attraverso accordi politici con le opposizioni democratiche potremo ristabilire la pace. Purtroppo in questo momento il gioco degli interessi internazionali non è ancora arrivato a una soluzione e anche la Turchia ha un ruolo non secondario. Ad esempio noto che non mi ha ancora chiesto nulla in merito all’immigrazione”.

In che senso?

“La Turchia ha continuamente usato l’arma dei migranti siriani per ricattare l’Europa al fine di ottenere finanziamenti miliardari in cambio del controllo dei flussi, ed è un Paese di cui non ci si può fidare. Ha tradito la Russia, con l’abbattimento di un loro caccia militare, poi dopo il fallito golpe contro Erdogan è tornata a mostrarsi amica di Mosca. Ma la Turchia è importante per gli Stati Uniti, che la vogliono spingere contro la Russia per accerchiarla militarmente e questo ha un ruolo anche nella crisi siriana”.

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Cristiano Puglisi

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