Il caso. Serra accusa Trump ma è la Clinton che ci porta in guerra

trump005Il linguaggio è un’arma potentissima. Maneggiata con perizia, riesce a ribaltare gli equilibri e le situazioni, a “rigirare la frittata”, come sanno benissimo tutti coloro che – almeno una volta nella vita – hanno avuto un amore litigarello.

Accade che, questa, sia la peggiore campagna elettorale a cui gli Stati Uniti si siano mai trovati ad assistere. Chi vi scrive non condivide quest’interpretazione. Brutta, sì. Ma almeno gli spin doctor, ora, dovranno lavorare un po’ di più. E poi, se la comunicazione politica è vendere consenso agli elettori (come Washington ha insegnato) non si può sempre sperare di avere a che fare con venditori eleganti come la buonanima di Mike Bongiorno, talora bisogna accontentarsi anche di un Giggino Esposito che tenta di rifilarti le preziose patacche di bigiotteria.

Ma questo non è il punto della questione odierna. Si diceva del linguaggio. Un maestro nell’arte di quest’ultimo, Michele Serra, scrive che “la destra mondiale deve farsi un esame di coscienza” e che per farlo non si può aspettare la terza guerra mondiale. Ciò perché, secondo lui, Trump rappresenta il bolso e arrogante punto d’approdo della destra americana e planetaria (non citando, ma facendo puntualissimo riferimento alle teoria psicopolitiche secondo cui il degenerarsi della politica farà della destra il covo della stupidità e della sinistra quello del canagliume) capace di portare il pianeta sull’orlo della catastrofe atomica.

Fila, apparentemente, il ragionamento. Un pazzo presuntuoso e scostumato, ospite fisso da Howard Stern (l’uomo che ha ispirato il “nostro” Cruciani), non può governare senza tentare di conquistare il mondo. C’è un però. Grosso quanto una primavera araba.

Risulta, alle cronache, che sia stato il premio Nobel (preventivo) per la Pace (sic!) Barack Obama a intestarsi la trasformazione del Nord Africa e dell’Oriente in un falò. E, pare, che dietro le rivolte ucraine ci sia, sempre, l’illuminato parere delle burocrazie Usa. Non parliamo delle tensioni interne e razziali negli States, fermiamoci a casa nostra. Se l’Europa e il Mediterraneo son diventati cortiletti condominiali in cui le comari internazionali si tirano gli stracci, si fanno i dispetti e ricamano pettegolezzi, c’è (anche) la mano dell’America democratica di Obama. Il cui segretario di Stato, diretto responsabile per gli Esteri, è la signora Hillary Clinton, la stessa che dovrebbe salvare il mondo e riportarvi la pace. L’ultima notizia, inquietante, è quella sulle esercitazioni Nato. Non risulta le abbia disposte il capitan Fracassa Trump.

Insomma, Trump non è uno statista. Non è manco affidabilissimo, non è bello, non è buono, non è manco di destra. Però (almeno) non pare ipocrita come la sua avversaria e il suo estabilishment. I suoi elettori (di Trumpo) non capiranno un’acca di politica. Ma hanno voglia di punire il sistema sordo. E il sistema (o meglio, l’attuale classe dirigente americana e internazionale) non vuole capire la lezione.

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Alemao

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