Esteri. Le presidenziali americane come tragicommedia che avrà effetti sull’Europa

Trump vs Clinton
Trump vs Clinton

Oggi va di moda scandalizzarsi dinanzi ai dibattiti elettorali delle presidenziali elettorali. Robert De Niro, ineccepibile come sempre, ci onora con un video che esprime con la massima eloquenza quello che è il pensiero ormai comune alla maggioranza di coloro che hanno avuto la possibilità di farsi un’idea riguardo al candidato repubblicano Trump. Cioè tutti, dal momento che oggi tutti ritengono di avere un’opinione fondata. C’è chi si domanda come si sentirebbe a scegliere tra un’imperialista – la signora Rodham Clinton – e uno psicopatico – il signor Trump-, compiangendo il tristo destino degli elettori statunitensi. Forse ciò che non è ben chiaro è che il livello delle presidenziali statunitensi non è, purtroppo, una novità.

Trump è un fenomeno. Un fenomeno, da intendersi sia nell’accezione di aggettivo che in quella di sostantivo. Ha un grande merito, se proprio occorre trovargliene uno, il merito di darci la possibilità di gridare, seppur con innocenza minore rispetto all’ingenuo fanciullo della favola di Christian Andersen: –ecco, il Re è nudo!-. Ed in quel Re dobbiamo rammaricarci di riconoscere la politica. Non solo la politica statunitense, ma l’intera politica Occidentale, della quale gli USA sono specchio e modello al tempo.

Politica eterno talk show

Politica come spettacolo, eterno talk show di battute nel quale vince il tronista che grida più forte, elettori -avventori di questa immonda taverna del malcostume- come spettatori, fruitori. Spicca Trump, ma potremmo benissimo dire Berlusconi, potremmo dire Renzi, Salvini o Grillo, potremmo dire Putin o Sarkozy. Non importa che la commedia avvenga in una tribuna politica, dalle pagine di una rivista o tra i banchi parlamentari. Sempre di commedia si tratta. E Trump, questo miliardario del New England, suscita quasi la nostra commozione.

Spettro degradato degli ultimi imperatori di Roma, sacerdote dell’ineffabile mistica del cerone, dell’artificiale, Trump non ci esenta dal sospetto di provenire addirittura da un lontano passato. Forse proprio dalla Roma degradata della declamationes e di Nerone. Che Petronio si sia lui ispirato per la figura di Trimalcione? Che Giovenale sia stato suo ospite? Tuttavia in tal caso poco avrebbe appreso dai suoi più degni predecessori.  Vorremmo sperare che egli non creda in ciò che dice. Che le parole che sgorgano dalla sua bocca siano pura beffa, supremo schiaffo ad un sistema malato, ma temiamo che l’evidenza dimostri tutt’altro.

Lady MacBeth di House of Cards

La signora Clinton, regina del perbenismo di peggior marca, il perbenismo degli immorali, ha vita facile con un tale avversario. Essa è il sistema, ne rappresenta la personificazione più completa e forse più deleteria. Se Obama e l’allora prestante Bill avevano dalla loro la giovinezza, l’aria innocente di un Mr. Smith va a Whashington, per citare il titolo di un vecchio film di uno dei cantori cinematografici dell’American dream, Frank Capra, Hillary Rodham Clinton ricorda più una stagionata Lady MacBeth da House of Cards. Ritengo superfluo, oltre che ridicolo, attaccarla sulla nota dell’imperialismo. Se proprio noi Europei vogliamo vedercela da soli, facciamolo una buona volta, ma uniti; in caso contrario ogni critica è strumentale. No, non attacchiamo Clinton sull’imperialismo, ma piuttosto per ciò che rappresenta: un fallimento. Il fallimento di un modello, quello statunitense, e di un mondo: il nostro.

Tuttavia, mentre la commedia cede il posto al dramma, le presidenziali  lanciano un chiaro monito al mondo e, in primo luogo, all’Europa: non potete più contare su di noi, cari figli di Venere, come ci definiva, forse non a torto, Robert Kagan. Noi figli di Marte ci ritiriamo nel castello a lucidare lo scudo e l’usbergo, compiremo tutt’al più qualche spedizione punitiva se ci offrirete in pegno la destra. E dunque, cari figli di Venere, cari Europei, tocca a voi, nell’unione. O potremo declamare il tramonto dell’Occidente una volta per tutte. E, se è permesso, gradiremmo che quest’ultimo comportasse perlomeno un minimo accenno di godimento estetico: volgari pantomime da attori di terz’ordine prestati alla politica non ci soddisfano.

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Niccolò Nobile

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