Bensì credo in San Gennaro e nel suo sangue. Credo per l’evidenza del miracolo, dei miracoli innumerevoli e dei miracoli fatti a me. Non solo mi ha salvato due volte da un pericolo mortale che senza di lui morte certa sarebbe divenuto ma su tutta la mia vita ha vegliato dirigendola verso il meglio: il meglio possibile, non essendo nemmeno lui onnipotente. Persino gli eventi negativi – per esempio la persecuzione che subii a Milano negli anni 1979 e successivi perché ero stato assunto al “Corriere della Sera” senza il beneplacito dei Salotti – si sono per me volti in bene, incremento della mia cultura e della mia fortuna.
“San Gennaro è llungariello ma nunn è scurdariello”, si dice nella mia città: ossia: egli è tardo, sia nel concedere grazie che nel punire: ma nulla dimentica. E’ un Santo irritabile: prova antipatia per coloro che fanno del male ai suoi devoti e prima o poi li punisce. L’ho a tal punto sperimentato che non vorrei essere nei panni di chi mi ha fatto cattiverie: intendo dei superstiti. Aggiungo che diventare suo devoto non è facile: mica lui è un qualunque San Giuseppe. Elegge; elegge imperscrutabilmente. D’esser eletti si può auspicare, implorare, non pretendere.
Adesso apprendiamo che ignoti ladri hanno rubato una somma consistente dalla cassaforte del parroco della cattedrale. Tredicimila euro e poi altri cinquecento: ma non hanno toccato alcun oggetto sacro o d’interesse storico. La somma faceva parte delle offerte raccolte il 19 per la festa del Santo, anniversario del suo martirio.
Molti dicono che l’ira del Santo punirà i sacrileghi. Ma San Gennaro nessuno lo conosce come me. E dico ch’egli non farà nulla.
E non solo. Io sono convinto che San Gennaro da Santo irritabile sia divenuto un Santo scettico, addirittura atarassico: e abbia per troppo schifo rinunciato a impicciarsi nelle cose di questo mondo, almeno quanto alla funzione punitiva. Come si spiegherebbe, altrimenti, ch’egli continui imperterrito a fare tre volte l’anno il miracolo – che significa fausto auspicio per Napoli e per molti – se il suo culto è gestito da una classe sacerdotale indegna? Da decennî la curia romana nomina per ricoprire la carica di arcivescovo di Napoli personaggi sempre più scadenti: l’attuale, il pessimo, è stato inviato addirittura per punizione – reggere la diocesi napoletana è considerata una punizione rispetto ai caldi e lucupletantissimi posti in curia a Roma – dopo quello che aveva combinato quale prefetto di una congregazione. Il clero napoletano è moralmente, e prima ancora culturalmente, abbietto: e basta guardare la curia. Non è che ignorano il latino, non sanno nemmeno che cos’è. Abbiamo un Cardinale che dice di essere “il presulo di questa diocesa” e vanta una laurea in filosofia senza nemmeno esser capace di citare presso quale ateneo l’abbia conseguita. San Gennaro lo lascia fare; e volete che punisca i ladri?
*da paoloisotta.it
Pubblicato da Il Fatto Quotidiano del 28.9.16