Il caso. Il filosofo marxista Žižek: “Esiste il sentimento etnico e il profugo non è uno di noi”

Slavoj Žižek
Slavoj Žižek

Tra un po’, di questo passo, dovremo fare i conti con la sinistra etnica e identitaria. Battute a parte, spiazza tutti il filosofo Slavoj Žižek che, come riportato da una anticipazione del Corriere della Sera, sul tema dei profughi-migranti nella premessa di “Against the Double Blackmail – Refugees, Terror and Other Troubles with the Neighbours” (Contro il doppio ricatto – Profughi, terrorismo e altri guai con i vicini) spiega: “E’ un fatto che la maggior parte dei profughi venga da una cultura incompatibile con la nozione europeo-occidentale di diritti umani”. Contrordine compagni, dunque. Qui si scopre il realismo. Žižek invita la sinistra a rifuggire dai luoghi comuni, a non minimizzare l’inquietudine degli europei di fronti agli sbarchi e non fare facili equiparazioni tra chi critica l’islam e gli islamofobi. I migranti? Li chiama prossimi e non profughi, perché “il prossimo è qualcuno che ci è vicino ma non è uno di noi. Per questo amare il prossimo come se stessi non è semplice”.

Qui poi c’è lo iato. Per Žižek se la maggioranza degli europei, in democrazia, è contro l’accoglienza, bisogna allora ridiscutere le regole “in nome di uno standard etico più alto”. Insomma la sovranità popolare, per il marxista Žižek, può essere accantonata per un’etica postulata da non si sa che collegio di saggi.

Non sottovalutare i sentimenti etnici

La novità di Žižek, però, è nella rinuncia della demonizzazione di chi difende l’identità, mentre critica gli utopisti dell’integrazione degli stranieri a tutti i costi: “I terroristi di Bruxelles – ha spiegato a Repubblica – erano perfettamente integrati. Bisogna abbandonare questa retorica dell’integrazione, che uniforma tutto e tutti, e riflettere di nuovo sui concetti di vicino, di straniero, di prossimo. La sinistra ha sempre sottovalutato i sentimenti etnici, ha creduto che il nazionalismo fosse una teoria cui bastava contrapporne un’altra. È inutile fare le anime belle. Sa qual è il mio ideale di convivenza? Un grande palazzo in cui gente di ogni razza e religione si ignora, ma lo fa gentilmente, in modo molto tollerante. Poi magari nasceranno delle amicizie, degli amori, ma non può accadere in maniera forzata”. Tra l’utopia della tolleranza di Žižek e le tragedie di Calais, Bruxelles, Rouen, c’è la sfida politica di determinare il futuro all’Europa riabilitando la nozione di sovranità, ovvero tenendo conto della determinazione dei popoli a tutelare tradizioni e identità.

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