Il caso. La lezione di stile di Gianni Scipione Rossi nell’addio a Rai Parlamento

Gianni Scipione Rossi
Gianni Scipione Rossi

Un congedo di stile. Non urlato ma ragionato. In questi tempi di roventi polemiche, proponiamo ai lettori di Barbadillo l’addio all’incarico di direttore di Rai Parlamento del giornalista Gianni Scipione Rossi. Senza strepiti, ma con la convinzione che “i ruoli (non) siano proprietà privata di chi li ricopre”. Rispetto a certe vittime giornalistiche, regine del conformismo e in linea con la consueta egemonia culturale, una dissonanza che distingue e indica un modo di stare nella professione. ***

“Avviso ai naviganti.
Non ho mai utilizzato Facebook per parlare di politica e men che meno dell’azienda per la quale lavoro da un quarto di secolo. Azienda che mi ha dato grandi soddisfazioni professionali e umane. Ho avuto l’opportunità di fare tutto, in radio e in televisione, anche il direttore di due Testate. Non ritengo di dover cambiare stile nel momento in cui il vertice aziendale ha deciso il mio avvicendamento con una collega alla quale, privatamente, ho già rivolto i miei migliori auguri di buon lavoro. Chiamato cortesemente in causa da Alessandro Campi mi limito a chiarire che faccio e continuerò a fare il giornalista della Rai e che non ritengo – al contrario di taluni – che i ruoli siano proprietà privata di chi li ricopre. I direttori non sono a vita e non sono paracarri. L’ho sempre pensato e continuo a pensarlo. E con questo la mia bacheca torna a essere un luogo virtuale privato, dedicato talvolta a brevi cenni sull’universo”.

Gianni Scipione Rossi

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