L’intervista. Giorgio Galli: “Le idee di Marx e Pound vs l’impero delle multinazionali”

Le multinazionali più in auge
Le multinazionali più in auge

Il politologo Giorgio Galli, già docente di Storia delle dottrine politiche alla Statale di Milano, ripropone, nel suo ultimo libro, la geopolitica come una efficace chiave di interpretazione della realtà, che nel Ventesimo secolo scandisce così: seconda guerra dei trent’anni (1914-1945), rivoluzione anticolonialista, che sfocia nella nascita degli stati continentali e con l’ascesa delle multinazionali.

Come si arriva all’impero delle multinazionali, dopo la post-colonizzazione?

“Sono due fenomeni praticamente contemporanei: gli stati nati dalle rivoluzioni anti-coloniali sono immediatamente occupati dalle multinazionali. Per fare un esempio concreto: dopo la Prima guerra mondiale, pa propaganda comunista diceva che un sesto del mondo era socialista, dopo la Seconda guerra mondiale, addirittura che un terzo del mondo era socialista, ma non si trattava affatto di stati socialisti: era l’apertura di mercati al capitalismo, che intanto si era trasformato, ed era diventato, dal capitalismo concorrenziale di modello manchesteriano che era prima, il capitalismo globalizzato delle multinazionali, che è quello che oggi domina il mondo. I due fenomeni delle rivoluzioni dei movimenti di liberazione nazionale e del nuovo capitalismo si sono sovrapposti e fanno parte di un mercato –mercato sui generis, dato che la concorrenza è ridotta- nel quale si sviluppano e comandano quelle circa 500 imprese, che sono quelle che contano intersecandosi con gli stati continentali, come dimostra il fenomeno del capitalismo cinese. Si avvera così almeno una delle previsioni di Marx: l’apertura dell’intero pianeta all’unico modello di produzione capitalistico.

Nel frattempo i protagonisti sono aumentati: Russia, Cina e India si sono affacciate con forza sulla scena mondiale, confermando quello che dicevo prima: la rivoluzione anticolonialista si è rivelata una espansione globale delle multinazionali capitalistiche”.

Questo scenario fa paura: sembra quasi che non ci siano possibili vie d’uscita. Dobbiamo rassegnarci al dominio globale del capitalismo, che oggi ha anche la possibilità di esercitare un controllo pressoché totale sulla vita di ciascun cittadino?

“Quella che ho appena descritto è una visione della storia che mi sembra più realistica di quella tradizionale, con le due guerre mondiali e la contrapposizione fascismo/comunismo, poi diventata mondo libero/comunismo etc. Lo sviluppo logico del pensiero occidentale è rendere eleggibili i vertici delle multinazionali. La sola speranza che ha la democrazia di sopravvivere è quella di venire applicata al potere economico, altrimenti il rischio del dominio totale che paventavi diventa reale. E’ un po’ l’impostazione di quello che viene chiamato pensiero unico. Io francamente non credo alla possibilità, un po’ fantascientifica, di un dominio totale che controlli tutto…in fondo, anche la fantascienza più pessimistica vede dei possibili germogli di ribellione che alla fine fioriscono, come nel classico di Bradbury Fahrenheit 451. Le multinazionali sono in competizione tra loro e lo sono anche gli Stati. Non siamo ancora di fronte a un blocco inscalfibile, come talvolta sembrerebbe. Io credo che segnali di contrasti e germi di ribellione ci siano ovunque”.

Come ad esempio la reazione dello schieramento detto sovranista o populista?

“Esattamente, ed è l’argomento del libro che sto scrivendo, e nel quale sto approfondendo i personaggi che ti sono cari, da Ezra Pound al Maggiore Douglas a Orage. Una possibile via d’uscita sarebbe proprio l’incontro di quel che resta dell’anticapitalismo di sinistra di ispirazione marxista e quello che chiamo, forse un po’ impropriamente, anticapitalismo “di destra”. Possiamo parlare di socialismo “gildista”, “spirituale” o “aristocratico”, come fai tu, ma secondo me l’etichetta di destra non è sbagliata. Uno dei possibili fattori di novità che potrebbero presentarsi efficacemente sulla scena politica potrebbe davvero essere il possibile incontro fra pensiero e comportamenti politici collettivi dell’anticapitalismo di sinistra e di quello di destra, che ora non devono più combattersi per quello che allora era considerato il pericolo incombente di un comunismo totalitario, strumento espansivo dell’Unione Sovietica, che durante la cosiddetta guerra fredda era la vera competizione. Oggi, il nemico mondiale è il capitalismo delle multinazionali, come dimostra l’avanzata della Cina, che si compra, per fare un esempio frivolo, il calcio italiano, mentre quello inglese se lo è comprato la Russia. A proposito, se Marx vivesse oggi, direbbe che l’oppio dei popoli non è più la religione, ma il calcio…”.

Quindi oggi si potrebbe davvero verificare un’alleanza politica destra-sinistra in nome dell’anticapitalismo?

“Il possibile incontro tra pensiero anticapitalista di destra e di sinistra e una sua reale azione politica, impossibile negli anni Trenta del Novecento non è affatto improbabile che si realizzi negli anni Venti di questo secolo. Sarebbe un modo col quale correnti di pensiero critico possono fronteggiare il dominio totalizzante del pensiero unico”.

E i movimenti cosiddetti populisti o sovranisti vanno in questa direzione?

“Sì, e in Italia, secondo me, i Cinquestelle sono proprio un movimento di questo tipo, e lo sono molto più della Lega, che è monotematico sull’immigrazione, e dei Fratelli d’Italia, che sono un residuo di una tradizione molto più importante. Grillo ha espresso molti aspetti di critica al capitalismo che lo avvicinano alla reazione che ho appena descritto, e sull’immigrazione e sulla politica gender non è certamente ascrivibile alla tradizione dell’anticapitalismo di sinistra. A livello europeo, e con Trump anche a livello mondiale, ci sono tendenze di questo tipo che si stanno sviluppando e consolidando. Nonostante un apparente dominio assoluto del capitalismo delle multinazionali, insomma, nascono fenomeni che hanno del capitalismo una visione critica e che oggi possono superare l’antica contrapposizione, oggi insensata, unendo idee che provengono da Marx e che hanno ispirato Pound”.

*Giorgio Galli e Francesco Bochicchio, Scacco alla superclass. La nuova oligarchia che governa il mondo e i metodi per limitarne lo strapotere. (Mimesis, pp 302, €26).

Luca Gallesi

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