Il caso. Se La Stampa riconosce “il fascino di Putin in Europa”

La copertina di un recente numero del settimanale  Tempi
La copertina di un recente numero del settimanale Tempi

Putin raccoglie crescenti consensi in Europa. Non solo tra le forze catalogate con spregio (dai progressisti) come populiste. Ma anche tra imprenditori, intellettuali e mondo cattolico mobilitato contro l’ideologia gender. Un riconoscimento del carisma del presidente della Federazione Russa arriva da un sorprendente commento in prima pagina sulla Stampa, firmato da Cesare Martinetti.

Putin leader globale

“Putin – scrive il quotidiano di Torino – è ormai un leader globale post novecentesco e cioè oltre la destra e la sinistra”. In questo c’è il riscontro politico che fotografa una presenza sulla scena mondiale improntata a trasmettere valori tradizionali, identitari e rispetto per le autonomie dei popoli, con una inevitabile tensione per una rinnovata ambizione internazionale di Mosca.

Il Veneto che riconosce la Crimea 

Non solo Matteo Salvini e Marine Le Pen con Putin. Anche il Veneto con “gli elettori del pragmatico leghista Luca Zaia”. Ecco spiegate le ragioni dello schieramento: “Secondo la Cgia di Mestre, le sanzioni (antirusse) sono costate circa 3,6 miliardi di euro in mancate esportazioni: 1,18 miliardi alla Lombardia, 771 milioni all’Emilia Romagna, 688,2 milioni al Veneto”. Da qui la constatazione: “Un pezzo significativo del mondo economico dopo il referendum in cui gli abitanti della Crimea hanno in gran maggioranza detto sì ai russi, non capisce le ragioni di tanto accanimento ideologico che da parte di americani, baltici e polacchi in questi due anni ha in gran lunga sopravanzato i toni da Guerra Fredda usati dai russi”. Le stesse ragioni degli imprenditori agroalimentari veneti sono comuni a francesi e tedeschi.

Lo scenario geopolitico e culturale 

La Stampa, infine, rileva gli effetti del “soft power” russo, che passa dal valore ecumenico dell’incontro a Cuba tra papa Francesco e il patriarca di Mosca Kirill, fino alla difesa della cristianità e all’ostilità verso la dittatura dell’Ue, temi che si allineano alle posizioni putiniane e dei suoi simpatizzanti europei. Insomma nessuno indossa il colbacco a Verona o Treviso, mentre di fronte alla sordità dei burocrati di Bruxelles e del governo di Palazzo Chigi, le ragioni del mondo economico italiano – vessato dalle sanzioni anti-Mosca – iniziano a trovare ascolto anche sulle colonne del quotidiano della città della Mole.

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Gerardo Adami

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