Roma città post-ideologica: Marchini vira a destra, la Raggi spariglia a sinistra

virgini-raggiÈ una sfida a chi è più “pacificatore nazionale”, a Roma la bagarre elettorale è, senza dubbio, post ideologica. E i campioni sono due, da una parte Alfio Marchini e dall’altra Virginia Raggi che, partendo da sponde differenti, fanno di tutto per “sfondare” dall’altro lato.

Il costruttore “rosso”, orgoglioso nipote di partigiano, ha abbracciato Forza Italia prima e Francesco Storace poi definendolo “fascista de core” e, intervenuto a Piazza Pulita, ha più volte dichiarato di non voler lasciarsi ingabbiare dal finto sistema di contrapposizione destra/sinistra che “per 71 anni ha diviso la gente mentre i politici di giorno litigavano e di notte si spartivano tutto”. Ha poi intensificato l’impegno su argomenti che gli osservatori si ostinano a etichettare come “di destra” e cioè quelli della sicurezza e, in particolare, su due fronti con le proposte di sgombero per le moschee rette dagli imam contigui al terrorismo e l’intervento dell’esercito nelle periferie.

Alfio Marchini

Dall’altra parte, Virginia Raggi è partita con la simpatia dell’elettorato di destra. Che però ai Cinque Stelle non basta. E allora, come riporta l’Ansa, l’aspirante primo cittadino grillino ha chiesto alla “gente di sinistra” di abbandonare il Pd e (ma non lo dice esplicitamente) sostenere una forza nuova. “Chi ha un’idea di sinistra, chi vuole votare un partito di sinistra per me dovrebbe fare una cosa molto onesta e dire: mettiamo insieme tutte le persone che votano il Pd per esempio, togliamoci dal Pd, fondiamo un nuovo partito, ma togliamoci da questa gabbia che ha prodotto Mafia Capitale”.

La sfida è solo all’inizio ma un dato è ormai certo: a Roma la battaglia elettorale si gioca sulla simpatia, sui clic dei social e sui dati del marketing elettorale.

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Alemao

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