L’intervista. Battista: “Basta ideologie. La divisione è tra élite e popolo”

La copertina di "Mio padre era fascista" di Pigi Battista
La copertina di “Mio padre era fascista” di Pigi Battista

“Nella storia delle persone al sotto dei trent’anni non c’è più la differenza ideologica. Poi si può discutere dei singoli argomenti. Ma la differenza destra e sinistra non c’è più. Esiste il sopra e il sotto. L’esclusione e l’inclusione. L’élite contro il popolo”. Così a Barbadillo.it Pierluigi Battista, editorialista del Corriere della Sera, ha fotografato il rapporto tra politica, società e storia, intervenendo a Bari all’incontro organizzato dalla “Fondazione Giuseppe Tatarella” per la presentazione del suo ultimo libro Mio padre era fascista (Mondadori, 2016). Battista ha partecipato ad una conferenza con Michele De Feudis, giornalista del Corriere del Mezzogiorno, ed Annalisa Tatarella.

Il suo, nel libro, è un racconto soggettivo, personale e familiare che s’incontra, però, con la sfera oggettiva; quella della Storia. Infatti quella sua e di suo padre sono due anime diverse che si incrociano nella storia d’Italia. E a pochi giorni dal 25 aprile vorrei chiederle: il suo è un libro che mira a ricordare agli italiani, ancora una volta, le loro divisioni?

“Voglio ricordare il fatto che l’Italia è fatta di tante memorie e che dentro una storia comune sono contenute queste memorie. Ormai quella storia per me si è conclusa. Mio padre per protesta tutti i 25 aprile andava a lavorare. E lui aveva vissuto un’epoca che ormai fa parte di un patrimonio che, credo, che anche lui oggi riconoscerebbe”.

Quale?

“Un patrimonio generico di rispetto per la libertà e la democrazia. Ogni altro significato ultra-retorico di questa data, del 25 aprile, a me sembra una forzatura”.

Se oggi suo padre si dovesse schierare politicamente, da che parte andrebbe?

“Non saprei. Ogni tanto ce lo chiediamo con mia madre. Perché mio padre è morto nel 1990 quindi ben prima dello sdoganamento del Movimento Sociale Italiano, della sua salita al Governo. Ogni volta mia madre mi chiede: “chissà cosa avrebbe pensato tuo padre di questa cosa?”. Perché qualche anno prima era assolutamente impensabile che un gruppo dirigente del Movimento Sociale andasse al Governo, trasformandosi in Alleanza Nazionale. Ecco io credo che mio padre sarebbe stato comunque un uomo di destra”.

Secondo lei quale sarà il futuro del centro-destra italiano? E soprattutto si tornerà a parlare di destra?

“Temo di no. Il centro-destra, così come l’abbiamo conosciuto, è esploso. Si è chiamato centro-destra perché comunque c’era un uomo al timone che era Berlusconi. E all’interno di quel centro-destra c’erano varie anime. Secondo me lì il grande errore politico fu la creazione del Pdl. L’idea del partito unico. Perché quella era una coalizione di partiti diversi. Ed è stata una forzatura quella di voler schiacciare ogni diversità, mandare via Casini, sottomettere Fini, per poi prepararsi alla sua cacciata. Perché in Italia non esiste un pensiero unico del centro-destra e della destra”.

Quindi si avvicina la fine del centro-destra italiano?

“Le destre in Europa stanno cambiando molto. Sono diverse da quelle di una destra di tipo salvinista o lepenista. Che però è un’altra cosa rispetto al centro-destra. Inoltre esiste un elettorato che non accetterà mai questa divisione. Ed è anche vero che una gran parte degli elettori di destra si è spostata verso Grillo. E infatti bisogna chiedersi  da dove provenga quel 25% dei voti grillini? Mica tutti dal Pd”.

Però una gran parte degli elettori di centro-destra non va più a votare. 

“Sì. Ma Berlusconi non regge più. Non comanda più. E ci vuole una leadership nuova. Nel Pd, piaccia o no, c’è stato qualcuno come Matteo Renzi che ha detto “io mi pongo come alternativa a questo gruppo dirigente”. E ha vinto. Con un processo democratico. Invece nel centro-destra tutto viene fatto monarchicamente”.

E la sinistra?

“A sinistra, che sembrava sull’orlo del collasso, è arrivato qualcuno che ha detto “io non voglio accettare l’idea del capo, ma voglio fare una battaglia politica. Quindi faremo le primarie””.

Sì, ma quella del Pd non è propriamente la sinistra ideologica.

“Ideologicamente parlando è finito tutto. Perché la destra, allora? La destra non esiste più. Vogliamo dare rappresentanza politica anche a quelli che non si definiscono di destra? Oppure vogliamo fare come i ragazzi della via Pàl, con la destra contro la sinistra permanentemente nell’indifferenza totale dell’80% delle persone che non sono né di quella destra nè di quella sinistra lì. La politica deve governare fenomeni complessi. Nella storia delle persone al sotto dei 30 anni non c’è più la differenza ideologica. Poi si può discutere dei singoli argomenti. Ma la differenza destra e sinistra non c’è più. Esiste il sopra e il sotto. L’esclusione e l’inclusione. L’élite contro il popolo”.

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Fabrizio Ciannamea

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