Libri. “Le uova del drago” di Buttafuoco tra Eughenia Lenbach e altre icone femminili

La nuova edizione de "Le uova del drago"
La nuova edizione de “Le uova del drago”

Ritorna in libreria “Le Uova del Drago” (La Nave di Teseo) di Pietrangelo Buttafuoco. Storia iperbolica della guerra dei vinti nella Sicilia dello sbarco degli angloamericani

Iperbolica, fantasmagorica la Storia che si fa cunto. Non la Sicilia, che si offrì ancora una volta baldacchino per pupari, spianata per i sabba dei dominatori di turno, generosa terra di latebre per un popolo avvezzo all’apatia, al vittimismo e al “futtifutti”. Perché nel romanzo di Buttafuoco gli eroi sono o i tedeschi o i musulmani. Né i siciliani né gli angloamericani.

Assolutamente bello nella scrittura e nell’invenzione, il romanzo fascista di Buttafuoco – rileggendolo a ridosso dell’ennesima retorica del 25 aprile ed anche davanti allo sfascio (e sia l’assonanza, suggestione) dell’Occidente democratico costruito sulle ceneri dell’avventura totalitaria – è un romanzo partigiano. Essere partigiani significa stare da una parte, con convinzione e coraggio: e se la parte non è sempre quella “giusta” (secondo i canoni dei vincitori) almeno sia destinataria di rispetto e memoria. La parte sbagliata senza dubbio è quella del tradimento. “Le Uova del Drago” è la rappresentazione del Tradimento. Tanto più fantastica e visionaria la rappresentazione tanto più deprecato il tradimento.

Controcanto di ogni tradimento è Eughenia Lenbach, la spia nazionalsocialista cui Adolf Hitler affidò il compito, ridottosi a clamorose azioni di sabotaggio ed omicidi, di contrastare lo sbarco degli Americani in Sicilia. Primo personaggio femminile di Buttafuoco, Eughenia è finora unico nella sua costruzione, mentre tutte le altre sue donne ne hanno preso un po’, prima di consegnarsi alla pagina voluttuosa dello scrittore.

“Eughenia, non più bambina e colorata con i tratti di un tramonto saturnino, aveva abbandonato il mantello,…, e si stringeva al torace, al suo petto di statua, la giubba di ruvida pelle. Strattonò le fibbie degli scarponi, piegò le ginocchia per far aderire alle gambe i pantaloni di panno e inguainò il capo in una cuffia di cuoio, che le incorniciò il disegno duro del volto e quello ancor più duro delle sopracciglia”.

La femminilità del soldato Eughenia

E’ un soldato Eughenia (Delphine e agente Ghez) ma quando “inguainata di sudore, non potè fare a meno di slacciare la camicia svelando la bellezza del proprio petto e al tempo stesso il suo essere donna” esplode di sensualità. Metamorfica, oscura, crudele, Eughenia non perde mai il controllo. Figlia della boreale gioventù demoniaca, creatura delle tenebre, annunciata dalle “donne della notte…femmine del buio e perciò poste tra vita e morte per la disperazione dei semplici” irrompe nella terra dei maschi e vi porta il fuoco dei suoi capelli ramati e delle sue pistole Lugher e dei suoi mitragliatori MG 42 e della sua spudoratezza. Eccentrica come la guerra in Sicilia, Eughenia che è la guerra, corre da un punto all’altro dell’isola, la attraversa per terra e per mare, una garibaldina (non ne voglia Buttafuoco) con il Ritterkreuz al collo. Robotica nei movimenti, lesta nelle decisioni, leale alla causa e priva di scrupoli. Puparo bavarese, Eughenia è bella. Bella perché fragile, perché sensuale, perché ambigua. Fragile negli sprazzi di sensibilità femminile quando fa seppellire il braccino di un bambino.

“Era un apologo di solitudine, l’Eughenia Lenbach seduta adesso dove era accasciata prima la vecchia, a guardare il vuoto nel punto in cui prima sbucava un braccio: sola, in cima alla città di Catania, in svogliata attesa di continuare la discesa verso il mare e premere il tasto Becker nella postazione d’ascolto…”.

Sensuale quando impartisce i suoi ordini completamente nuda.

“L’esibizione di Eughenia era semplice retaggio igienico dell’educazione ricevuta nei campi del Wandervögel. Afferrato a due mani il catino posto a ridosso del parapetto, in un guizzo di bicipiti la Brunilde in incognito lo levò sopra il capo e si lasciò scrosciare addosso una litrata d’acqua gelida…E, raccolti sulla nuca i capelli zuppi d’acqua e sporgendo fieramente il petto, la compagna Delphine esibì all’occhio sbarrato di Orlando la piastrina d’acciaio, l’Erkennungsmarke dell’agente Ghez”.

Civettuola come tutte le donne, un” tripudio di femmina” con quel tocco sorprendente di ambiguità. L’ha voluta lesbica, la sua spia Buttafuoco. Un po’ per beffare l’eroismo dei Liberators buoni a dare “calci in culo” più che fare esecuzioni, un po’ per celebrare l’intelligenza generosa dei guerrieri islamici, un po’ per suggerire l’eccitazione virile davanti alle donne che si prendono.

“Capitò quando lei e Angelica, in un pomeriggio di novembre….si chiusero in casa per passarvi la serata. Le due amiche cenarono, ascoltarono la radio, ballarono tutta la musica possibile, fantasticarono, scherzarono….Poi distese nel letto, cullate dalla frivolezza dello stare assieme, si abbandonarono al diletto dell’avventura sovversiva”.

E l’allusione avvia un climax erotico che culmina nella gelosia voyeuristica e nel gioco di fiati. 

“…Delphine, incollata all’orecchio della sua Angelica, ripeteva frase per frase il testo” mentre “Angelica s’accartocciava di brividi”.

Vi è la suggestione della vita maledetta di Greta Garbo nella creazione di Eughenia: l’eleganza androgina, la capacità di dominare gli uomini con la forza della malinconia, la solitudine e la purezza. Più della Dietrich cui farebbe torto qui la citazione: la Dietrich che tolse le piume dell’Angelo Azzurro a Leni Riefenstahl. Leni, l’artista tedesca ammaliata dal Mein Kampf campeggia languida nella copertina?

Fa pensare al faustiano Goethe, Eughenia: “Das Ewig-Weibliche zieht uns hinan”, l’eterno femminino che ci trae in alto. Nessuno come Eughenia. Tutte da Eughenia.

Se la donna diventa metafora

Buttafuoco da eclettico erede della tradizione letteraria siciliana non si sottrae alla rappresentazione della donna come metafora. La sua Sicilia è Buttanissima, le sue donne sono “Fimmini”. Il gineceo di Buttafuoco sta sì in quell’irriverente puttana (di magnificenza ilare e disillusa) e nel catalogo dongiovannesco (oscillante tra facezie e carezze) ma si realizza nell’hortus conclusus della passione. E sfogliando nella scrittura di Buttafuoco tra articoli e romanzi si trovano le eredi di Eughenia: loro amanti di uomini, Eughenia amante dell’Idea. Custodi tutte dell’ineluttabile.

Donne esotiche anche quando provengono dalle gelide terre del Nord: sbucano da un femminino il cui unico tabù è il non darsi senza limiti, nascondono sotto le pieghe dei lussuosi vestiti una carnalità affamata solo di pudore. Ed è un mondo fascinoso quello da cui emergono Zinaida, Margherita, la Luna e Carin. Un mondo barocco. Eccessive, eleganti, voluttuose e tutte con un segno fatale. Nel rispolvero della più decadente delle invenzioni letterarie, l’abbraccio di Amore e Morte.

Margherita Sarfatti. Buttafuoco la racconta al capezzale di un letto d’ospedale, la vera moglie del Duce. La vera moglie perché lei porta Mussolini verso i trionfi di Duce. Lei che pagherà con la persecuzione l’amore verso quell’uomo che vuole potente. E sarà lei, ebrea, a vivere per intero la tragedia della guerra.

Bella, ospitale, generosa è Zinaida Jusupova, la principessa tartara che accoglie nel suo guanto le lacrime di Nicola II. Zinaida che non è la sua amante ma la sua fata madrina, gli dà la trama di un sogno, lo accompagna nel suo viaggio destino, nel nulla e nell’abbandono, dove divinità del Bene e del Male se ne contendono le lacrime.

La Luna, Selene Hozes, principessa di Carrera e di San Michele, fa bruciare di febbre Scipione Cicalazadè, il visconte messinese educato dal Sultano e tornato conquistatore nella sua isola. Occidente e Oriente, Cristianesimo e Islam combattono e si fondono nello sguardo della luna e dell’uomo fattosi lupo per lei e in lei.

Un Medioevo fiabesco che aleggia anche nell’atmosfera di saga da cui emerge Carin, lei che “diventò tedesca in un gran canto d’amore”. Carin von Fock, amante moglie dea di Hermann Goring. Carin, personaggio femminile destinato ad entrare nel repertorio di quelle creature della fantasia che sono state nel tempo icone e modelli, incarnazioni di un femminino impastato di capricci e passioni, di slanci emotivi e di lancinanti dolori del cuore. Donne che Eughenia annunciò nello svolazzo di uno scialle:

“…l’agente tedesco sotto le mentite spoglie di dama in visita si limitò a chiedergli uno scialle: ‹‹Ho freddo››. Il maggiordomo-generale si dileguò e in un batter d’occhi tornò portando sulle braccia, come se fossero un vassoio, uno scialle avorio e uno nero. Magno ne approfittò per raccontare quanto fossero brave a ricamare le orfanelle impiegate dalle monache. La Lenbach scelse lo scialle avorio e vi si avvolse”.

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Daniela Sessa

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