M5S. Grillo infatuato per Rodotà si dimentica di poteri forti signoraggio bancario e NoMuos

grilloGolpe o “golpettino”, è davvero questo  il problema? Suvvia, Grillo… Per quanto sia legittimo essere amareggiati, per non dire altro, per la mancata elezione di Rodotà, sfugge il perché si debba gridare allo scandalo per l’elezione di Napolitano. Se scandalo c’è, non è sulla larga convergenza che ha portato ad una storica rielezione di Re Giorgio. Semmai bisognerebbe guardare a tutta quella tela d’interessi, nazionali ed esteri, che portò alla nascita del governo Monti, di cui il Colle fu garante.

Questo particolare però i grillini lo hanno perso di vista, invaghiti come sono da una certa iconoclastia isterica contro tutto ciò che ha che fare con i partiti e i suoi derivati. Oltre alla moralizzazione della politica, il programma del M5S prevedeva ben altro. Chi ha seguito i comizi del comico genovese ha sentito parlare di moneta, di euro, di banche pubbliche e di Europa delle banche. Ma anche di NoMuos, di immigrazione e signoraggio bancario. Ha sentito parlare pure dell’elogio del modello sudamericano della solidarietà tra stati e del superamento della dicitura “destra-sinistra”. Insomma, sì è sentito parlare di temi davvero rivoluzionari. Che francamente non corrispondono affatto al volto crucciato di un Rodotà fermo alla compagine di Botteghe oscure.

Ma torniamo all’elezione del Capo dello Stato, il garante dell’unità nazionale. Un dicitura per nulla banale, che deve però essere declinata al cento-per-cento. Quando la Lega tuonava in favore della secessione, era facile capire di cosa si parlasse: mantenere quella grande solidarietà che mette assieme Trieste con Catania. Ma l’unità non è solo una questione geografica. Essa è anche sociale e materiale. In un paese in cui la divaricazione tra ricchi e poveri, negli ultimi dieci anni, si è sempre più acuita, non è possibile alcuna sinergia. Lo stesso vale in termini politici. Le scorse elezioni hanno stabilito che il Paese è esattamente spaccato in tre. Dove, addirittura, la distanza tra le due coalizioni maggiori è dello 0,4%. Era un dovere morale (parola che qui ci sta tutta) quindi, che in nome dell’Unità nazionale si trovasse una convergenza. Che non è inciucio. Quella è un’altra cosa e non avviene mai in chiaro.

I grillini vadano dunque a rileggersi la Costituzione. La stessa Carta che loro sbandierano come criterio di autenticità al pari di una certa sinistra bigotta. La necessità dei due terzi più uno per eleggere il Capo dello stato entro i primi quattro scrutini, serve appunto  a preservare quella massima convergenza tra le parti che in un paese come l’Italia, ancora troppo balcanizzato, appare come un insulto.  In questo caso dunque il dialogo tra i partiti è l’unica cosa democratica avvenuta in paese dove chi comanda davvero, ahinoi, non è più seduto tra i palazzi del potere. Su questo Grillo ci aveva visto bene. Ma i grillini sono ben altra cosa. Prendersela con un Franceschini che cena al ristorante, come se fosse intento a chissà quale misfatto, è una vera e propria bestialità molto poco civile e rivoluzionaria.

Geza Kertesz

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