Effemeridi. Ion Mota e Vasile Marin patrioti caduti “per Dio, la Romania e la Spagna”

tumblr_ni4oteRzij1tfghijo1_128013 gennaio 1937. A Majadahonda, nella regione di Madrid, durante i combattimenti per la capitale spagnola, cadono due volontari romeni, i dirigenti della Guardia di Ferro, Ion Mota (35 anni), e Vasile Marin (33 anni).
Ambedue con formazione da giuristi, avevano studiato in Francia, Ion Mota si era laureato a Grenoble e Vasile Marin a Bucarest con una tesi sul fascismo.
Ambedue si erano accostati alla scuola dell’Action Française e nella loro formazione intellettuale avevano avuto un ruolo importante gli autori reazionari francesi.
Nel movimento della Legione dell’Arcangelo Michele (sciolta dal Governo nel 1930 e rifondata con il nome di Guardia di Ferro) avevano un ruolo dirigente, Mota era addirittura il vice di Corneliu Codreanu, il capo del movimento legionario, e nell’organizzazione era responsabile del Cuib Axa (il cuib, “nido” in romeno, era la cellula di base del movimento), importante circolo culturale; nel dicembre 1934 aveva partecipato all’incontro della cosiddetta “internazionale fascista” di Montreux, in Svizzera come rappresentante della Guardia di Ferro.
Durante la Guerra civile spagnola, come è noto, accorsero da tutto il mondo volontari che entrarono nelle Brigate Internazionali dalla parte “repubblicana”, è meno noto l’apporto, numericamente di gran lunga superiore, di volontari stranieri dalla parte “nazionale”, perché, a parte i contingenti tedeschi, italiani, irlandesi e portoghesi, per volontà (e timori) di Francisco Franco, ai volontari stranieri accorsi fu impedito di formare reparti su base nazionale e furono inquadrati, diluiti il più possibile, nelle formazioni militari del Tercio (la Legione Straniera spagnola), della Falange, dei Carlisti e dei reparti dell’Esercito golpista.
In questo contesto dalla Romania migliaia di guardisti chiesero di poter partire per la Spagna in una Bandera romena. Codreanu si oppose perché nella guerra spagnola, in nessuna delle due parti in lotta c’era necessità di uomini e inoltre il movimento romeno non poteva rischiare di perdere importanti quadri militanti in previsione dell’importante appuntamento elettorale previsto nello stesso anno 1937 che per la Guardia di Ferro si rivelerà un successo (16% dei voti, 66 deputati e 4 senatori eletti, terzo partito del Paese dopo il Partidul Natjonal Liberal governativo monarchico e il Partidul National Taranesc, nazionalcontadino).
Fu quindi deciso di inviare una rappresentanza simbolica ma qualificata composta da nove membri, oltre a Mota e Marin, Georges Clime, capo del Corpo degli Operai Legionari, il principe Alexandre Cantacuzène, il generale Georges Cantacuzène (nessun rapporto di parentela con il precedente), eroe della Prima guerra mondiale, gli avvocati Nicolae Totu e Danica Dobre; inoltre, senza portare armi ma solo assistenza spirituale, il prete ortodosso Dumitrescu-Borsa.
Il gruppetto raggiunse la Spagna dopo un viaggio attraverso Polonia e Germania e da Amburgo via nave verso il Portogallo. Giunti nel Paese in guerra furono inseriti nella VI Bandera del Tercio e inviati sul fronte di Madrid, Ion Mota al comando di una compagnia in una unità d’assalto. Dopo la morte, i corpi dei due dirigenti guardisti furono riportati in patria in treno attraverso la Francia.
A Parigi gli emigranti romeni resero omaggio in massa alla stazione. Poi il convoglio passò per il Belgio e la Germania, dove, alla frontiera, un reparto militare rese gli onori militari. Folle attesero il passaggio del treno in Romania lungo tutto il percorso fino a Burcarest dove l’11 febbraio le esequie avvennero alla presenza di rappresentanti spagnoli, del Portogallo, della Polonia e della Germania.

Il funerale dei due patrioti rumeni

Due giorni dopo, in occasione della sepoltura si tenne una manifestazione di massa nella quale 50.000 donne e uomini della Guardia di Ferro sfilarono a Bucarest davanti ad una folla valutata in oltre duecentomila persone.
Lo storico delle religioni Mircea Eliade, a quel tempo militante guardista celebrò con alcuni importanti scritti la morte dei due amici e accostò la loro morte al mito romeno di Mastro Manole che era stato oggetto di un suo seminario nell’anno accademico 1936-1937, mito che svilupperà poi in un libro che pubblicherà nel 1943.
Il nome dei due caduti romeni, ormai mitizzati e celebrati come martiri sarà dato ad una formazione paramilitare composta da membri scelti del Movimento, composta da 10.000 membri, l’élite militante ma anche mistica della Guardia di Ferro, i cui comandanti nella chiesa di Saint-Ilie di Gorgani giureranno su Mota e Marin di “vivere una vita aspra e severa” e di “sacrificarsi continuamente per la nostra terra”.
In quel gennaio 1937 nel quale i reparti spagnoli e internazionali della parte franchista si avvicinavano a Madrid, sull’altro fronte arrivava in Spagna il primo contingente di volontari americani, perlopiù composto da comunisti. Ne facevano parte anche cubani e portoricani ma soprattutto era composto da afroamericani ed ebrei. Con questi volontari ai quali furono aggregati anche alcuni irlandesi che si erano rifiutati di combattere in una formazione britannica, fu formato un battaglione al quale fu dato il nome di “Abraham Lincoln”.
Nel suo documentato studio sulle Brigate Internazionali, il giovane studioso Niccolò Capponi rileva, rispetto ai volontari europei, che gli americani “erano più giovani e solo pochi avevano servito nella prima guerra mondiale”; complessivamente erano carenti di quadri qualificati, anche perché, come abbiamo visto nell’esclusione della massa dei volontari romeni, il Partito Comunista americano “non volle privarsi di alcun dirigente esperto ed autorevole. Il risultato fu la mancanza di una struttura di comando efficiente” e al comando del reparto fu posto un ex sergente americano, James Harris la cui conduzione si dimostrò subito squalificata (anche per le frequenti sbornie….) e a fine gennaio il comando fu affidato a Robert Merriam, giunto direttamente da Mosca ma ex studente dell’Università del Nevada, il quale riuscì nel compito che gli era stato affidato dal Comintern e nonostante le arrabbiature di André Marty, francese, Segretario dell’Internazionale Comunista e organizzatore ad Albacete delle Brigate Internazionali, il quale accusava gli americani di essere dei “bambini viziati”.
Nonostante tutto ciò i 400 volontari del Battaglione combatterono bene lasciando presto delle tremende perdite nella battaglia del Jarama al punto che il reparto fu riformato solo al prezzo di immissioni di spagnoli e di altri arrivi dagli USA.

Il monumento in Spagna per Mota e Marin

Alla memoria dei due caduti romeni Ion Mota e Vasile Marin, nel 1970, la comunità di esuli romeni in Spagna eresse un monumento sul luogo della loro morte a Majadahonda ai due “caídos por Dios, España y Rumania”. (dal gruppo Fb Effemeridi del giorno)

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Amerino Griffini

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