Focus (di F.Cardini). Vi spiego perché non ci sarà alcun fronte unito o crociata anti-Isis

Isis fighters parade through RaqqaAlla luce del fatto che sauditi e qatarioti sembrano essere ormai usciti allo scoperto chiamando a raccolta le forze sunnite, ovviamente curdi esclusi anche per non indispettire l’alleato o comunque l’amico Erdoğan, e quindi passando a una fase ulteriore della loro “fitna” antisciita e antiraniana, diviene molto interessante il fatto che anche i nostri media si siano di fatto allineati: e giù a sottolineare il comportamento aggressivo russo (una nave da guerra nel Bosforo: orrore!; navi che dal Mediterraneo lanciano missili sugli obiettivi filo-IS, perché ormai è chiaro che le milizie siriane antiassadiste sono quanto meno obiettivamente tali: raccapriccio!; Putin “si augura” – minacciosamente, “terroristicamente” – di non dover armare i suoi missili con testata atomica: ah, il criminale! Perché ovviamente i missili a testata atomica nel Vicino Oriente non ce l’ha nessuno, e il vero pericolo sono i missili convenzionali “a media gittata” che sarebbero stati testati dagli iraniani, come sempre i nostri media informano).

E il califfo? E l’IS, Nemico Internazionale Numero Uno? Voilà, scomparso: come da copione, verrebbe la voglia di commentare. Ormai la scena è occupata dallo schieramento saudito-qatarioto-kuwaitiano con il massiccio apporto – sempre meno solo diplomatico – turco e con il più o meno benevolo oppure obbligato assenso di Egitto e di Giordania (e con il Congresso Statunitense e magari, in filigrana, Israele behind them). Al fronte della fitna sunnita, al quale l’IS è obiettivamente funzionale (anche perché ne è una creatura) dovrebbero in qualche maniera collegarsi USA ed Europa-NATO, ma qui nascono vari problemi: Gli Stati Uniti sono paralizzati dalla tensione tra Obama e il Congresso perché il presidente persegue una sua politica personale che appare irremovibile sul punto che Assad debba uscire dalla scena siriana ma che sul resto si mostra interessata al dialogo con Putin e con lo stesso Iran (sullo sfondo il business degli oleodotti e dei metanodotti dal Turkmenistan al Pakistan passando per l’Afghanistan e con la collaborazione iraniana) mentre la maggioranza repubblicana al Congresso vorrebbe intervenire in maniera dura contro l’IS ma non ha capito o finge di non aver capito che ciò è in obiettiva contraddizione con la sua linea paradossalmente antimusulmana e filosaudita al tempo stesso. Una bella riedizione della guerra fredda, col rischio che s’intiepidisca fino a divenir calduccia, piacerebbe ai “falchi”: un bel fronte saudito-qatarioto-kuwaytiano-turco-ecc. (egizio-giordano-cirenaico-israeliano?) versus il nuovo “Asse del Male” russo-curdo-irakeno-iraniano e giù botte, fino a una ridefinizione geopolitica del Vicino Oriente che rimedi agli errori fatti tra 2001 e 2003 che a loro volta avrebbero dovuto rimediare a quelli fatti nel 1967-79 che a loro volta avrebbero dovuto rimediare a quelli fatti nel 1916-25

No: la crociata contro l’IS non si farà. Si faranno altre cose. In quest’ordine, e con questi problemi:

  1. La guerra contro l’IS dovrebbe cominciare con una campagna di terra condotta da paesi musulmani sunniti per non fornire al califfo un’arma di ricatto e di propaganda ideologica (presentarsi a un Islam sunnita in via di proletarizzazione come il puro sunnita attaccato da crociati e da eretici);
  2. Gli stati che potrebbero fornire contingenti sunniti sono principalmente le monarchie della penisola arabica, i turchi, i curdi e gli egiziani (più improbabile un modesto contributo giordano; più ancora qualche complemento libico del governo di Tobruk e dei paesi maghrebini);
  3. Le monarchie arabe (segnatamente Arabia Saudita e Qatar) non hanno alcuna intenzione di attaccare l’IS, sua creatura, se non quando i tempi saranno maturi per una ridefinizione territoriale del territorio irakeno-siriano che faccia emergere compagini statuali arabo-sunnite, in vista di una prosecuzione della fitna antiraniana che è il loro scopo finale (che agiscano contro l’Iran, coscientemente o no, anche “in conto terzi” non è improbabile: ma è un altro discorso);
  4. I curdi sono, con l’esercito regolare siriano e i volontari iraniani, gli unici a contrastare tuttora l’IS sul terreno, e sono ovviamente vicini al fronte dell’alleanza siro-irako-iraniana (sul piano della guerra aerea, gli unici a bombardare tenendo conto del diritto internazionale, quindi previo accordo con il governo dell’area destinata ad esser teatro delle operazioni, sono stati finora i russi, mentre francesi e britannici si sono resi responsabili al riguardo, con i loro raids successivi al 13.11, di atto illegittimo);
  5. I turchi non hanno alcuna intenzione di attaccare sul serio l’IS, con il quale condividono gli obiettivi anticurdi, antiassadisti e antiraniani e del quale sono pertanto nella pratica sostanza alleati (cfr. anche i rapporti economico-commerciali); che truppe turche di terra marcino su Mosul è perfettamente ovvio, trattandosi di una città curda (una delle possibilità che i turchi intendono prevenire e vanificare è quella di qualunque futura possibile unità e indipendenza dei curdi, alla quale ormai siriani governativi, irakeni e iraniani potrebbero non guardare con soverchia ostilità), ma costituisce un’illegittima violazione del territorio irakeno;
  6. Poiché tecnicamente è impossibile bombardare dall’alto i guerriglieri dell’IS se questi non vengono obbligati a concentrarsi, il che può essere provocato solo da un’azione militare sul terreno, l’IS ha ancora davanti a sé un certo periodo di sopravvivenza in quanto saranno ardui a trovarsi i contingenti adatti e davvero disposti a tale azione;
  7. La più probabile soluzione del problema consisterà nel trovare il modo di sostituire alla guida dell’IS il califfo con leaders jihadisti meno compromessi, che possano presentarsi come alleati quasi “moderati”: in tal caso l’IS, una volta eliminato il califfo, diventerà parte del progetto di sunnizzazione del Vicino Oriente patrocinato da Arabia saudita e Qatar, appoggiato da Turchia ed Egitto (anche se al-Sisi si limiterà a bombardare gli sciiti yemeniti e continuerà a sterminare i Fratelli Musulmani) nonché probabilmente da altre potenze non arabe e non musulmane sull’identità delle quali è prudente non azzardare ipotesi;
  8. Le modalità con le quali il califfo sarà messo in condizione di non nuocere e le forze e circostanze che risponderanno alla bisogna potranno essere le più varie: ma non è escluso che durante il loro espletamento siano commessi vari errori, com’è accaduto in passato (Saddam Husseim, Gheddafi ecc.);
  9. L’obiettivo finale di tutta questa messinscena è vincere questa fase della fitna sunnita antisciita e antiraniana scatenata dagli emirati arabi e alla quale la nascita dell’IS è stata dalla primavera del 2014 funzionale e avviare una generale ridefinizione dell’intero scacchiere vicino-orientale con attenzione particolare alle questioni tattico-strategica ad energetica;
  10. Il carattere di tale ridefinizione renderà in ultima analisi evidente come e perché sia sorto l’IS, chi l’abbia dal principio provocato o sostenuto, chi ne abbia predisposto il decorso e la fine: salvo errori gravi come quelli compiuti dagli statunitensi e dai loro alleati fra 2001 e 2003 e negli anni seguenti, segnatamente nel 2011.

Spero di essere stato chiaro e passabilmente esauriente: almeno quanto prudenza richiede. La situazione è evidentemente in fieri e va seguita giorno per giorno.

@barbadilloit

 

Franco Cardini

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