L’intervista. Giampaolo Mattei: “Pacificazione nazionale e verità sulla strage di Primavalle”

fratelli Mattei striscioneUn libro per riannodare con verità e giustizia la memoria nazionale: l’ha scritto Giampaolo Mattei, insieme al giornalista Giommaria Monti, e ha come titolo La notte brucia ancora, edito da Sperling & Kupfer (pp.174, 14 euro). Il rogo di Primavalle, il 13 aprile 1973, rappresenta l’evento simbolo dell’imbarbarimento dell’Italia durante gli anni di piombo. Il fuoco infame che travolse le giovani vite di Virgilio e Stefano (dieci anni), figli di Mario Mattei, segretario della sezione del Msi di Primavalle, incarna una ferita nella storia politica dell’Italia repubblicana, ferita che si rinnova nel dolore della famiglia ogni volta che sui media viene riproposta la foto scattata negli ultimi momenti di vita dei due fratelli.

La pietas dei ricordi di Giampaolo Mattei, miracolosamente rimasto illeso dopo l’attentato compiuto da tre terroristi di Potere operaio, si misura nell’equilibrio con cui, senza mai un cedimento alla rabbia o all’odio, ricostruisce la vicenda surreale e la canagliesca campagna di disinformazione promossa sui quotidiani nazionali e sui giornali della sinistra per addebitare addirittura il rogo ad una inverosimile faida interna al Msi (come spiegato nel opuscoletto Primavalle, un incendio a porte chiuse, edito da Savelli, al quale parteciparono nella scrittura intellettuali e giornalisti dell’establishment culturale).

«Questo libro è una tappa di un percorso che ho iniziato molti anni fa – racconta Giampaolo – e vuole proseguire il cammino per la ricerca della giustizia e della verità su quella notte maledetta. Non è una semplice cronaca dell’attentato, ma è la ricostruzione della sequenza incredibile di falsificazioni che iniziarono fin dalle ore successive all’incendio e che trasformarono noi e la nostra comunità politica da vittime in carnefici. Se lo stato italiano avesse fatto luce in tempo su Primavalle, si sarebbe interrotta allora l’escalation di violenza che ha insanguinato il nostro paese fino alla strage di Acca Larentia o alla strage di Bologna». E il pensiero è rivolto a chi leggerà queste pagine. «E’ necessaria una pacificazione con le vittime degli anni di piombo – prosegue Mattei – per impedire che in anni difficili come quelli che stiamo vivendo, ci sia chi soffia sulla brace sotto cui arde ancora l’odio politico».

I ricordi di Giampaolo si incrociano con la ricostruzione storica dell’impegno di suo padre e di sua madre prima e di suo fratello Virgilio poi nel Movimento sociale, in un quartiere proletario come Primavalle. «C’è una vulgata che descrive Virgilio e la mia famiglia come estremisti di destra – puntualizza – ma è una ennesima vergogna. Mio padre è stato segretario di un partito-comunità che sosteneva una politica sociale, di rispetto della memoria dei combattenti della Repubblica sociale, ma che soprattutto voleva cambiare l’Italia. L’estremismo non ci è mai appartenuto da un punto di vista politico e sostanziale. Il nostro faro era Giorgio Almirante». E risuona così il ricordo dei comizi del segretario nazionale a Roma, a cui giovanissimo Giampaolo partecipava insieme al padre. Gli applausi e la commozione che accompagnavano nelle piazze della destra la memoria del martirio di Primavalle: «Virgilio e Stefano Mattei. Voi siete la Roma a noi più cara – disse Almirante il 19 aprile 1973, giorno dei funerali – la Roma umile e alta, la Roma proletaria e nazionale delle borgate; delle dolci borgate romane che si aggrappano alla città sacra e imperiale come tu, Stefano, ti aggrappasti a Virgilio: per non soffocare, per non morire, per respirare. Primavalle è diventata davvero Prima Linea, come dicemmo tanti anni fa, quando nacque la vostra sezione. Le prime linee del martirio sono sempre le prime linee del riscatto in nome della civiltà».

Giampaolo Mattei è impegnato nel sociale con la Associazione Fratelli Mattei (ha un logo che assomiglia a quello dei Volontari nazionali, sodalizio nel quale militò Virgilio), a cui l’ex sindaco Walter Veltroni concesso un locale per le attività di volontariato. «Il segretario del PD è stato sensibile al dolore della mia famiglia e di mia madre. Resta un avversario politico, ma il suo gesto gli ha fatto onore. E per questo spirito di pacificazione sono salito sul palco nel suo commiato da sindaco per abbracciare la mamma di Valerio Verbano. La pacificazione ha bisogno di gesti concreti».

E per il futuro Giampaolo coltiva una speranza. «Io non ho votato alle ultime elezioni – conclude – ma spero che le istituzioni proseguono sulla strada della verità. Ecco cosa mi aspetto da Gianfranco Fini, presidente della Camera e da Gianni Alemanno, sindaco di Roma. Devono incentivare e favorire un dibattito alto per arrivare alla condivisione della memoria nazionale, facendo luce sugli anni ’70, sulla morte dei miei fratelli, e sui tanti agguati vili compiuti da estremisti di tutte le fazioni politiche che hanno insanguinato l’Italia».

@waldganger2000

*dal Secolo d’Italia del 5 maggio 2008

Michele De Feudis

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