Reportage. Viaggio nelle sedi storiche del Msi-An da Trieste a Roma Napoli e Bari

La sede del Msi-An Catania
La sede del Msi-An Catania

Da Milano a Trieste, passando per Roma e Catania: tutto lo stivale è disseminato di ex sedi della Fiamma. Sono, in larga parte, quelle che Giorgio Almirante acquistò con i risparmi dei contributi del finanziamento pubblico, perché – soprattutto negli anni ’70 – in tanti si rifiutavano di affittare locali ai postfascisti. Questo immenso patrimonio ora è al centro della querelle sul futuro della Fondazione An: sono decine e decine di appartamenti, spesso inutilizzati o chiusi da anni, dopo esser stati palestra di creatività, cultura e giornalismo.

Marco Valle, giornalista e leader dei giovani del Msi a Milano e nel Nord Italia negli anni ’80, fotografa la situazione meneghina: «Il cuore della politica giovanile era via Mancini: il partito aveva acquistato una villetta, zona semi centrale. Due piani più garage. Due anni fa l’ho visitata con Massimo Corsaro: era decadente. Ci vorrebbero almeno 150mila euro per rimetterla in sesto». La cifra è confermata da Ignazio La Russa, che è il custode dei locali. «Via Mancini non era una tradizionale sezione – aggiunge Valle – lì c’era un vero laboratorio culturale, con riviste originali che vennero citate su Linus e Panorama per l’anticonformismo. Era dedicata a Sergio Ramelli. Ora solo le scritte rosse dei compagni e le tapparelle abbassate».

La sede del Msi di Via Piccinni a Bari: sullo sfondo una foto di Almirante con Tatarella

«La sede di Bari vive». Salvatore Tatarella, già europarlamentare, sorride ed enumera aneddoti. «In Via Piccinni, nel pieno centro, nei locali del Msi-An c’è la fondazione Giuseppe Tatarella». Come è avvenuta l’assegnazione? Tatarella mostra la corrispondenza con la Fondazione An: «Quando il custode era Francesco Divella scrissi a Donato Lamorte dicendogli che prendevo possesso della sede, «senza autorizzazione». Puntualizzai: «ma fatemi sapere a chi devo corrispondere un fitto». Italimmobiliare, che gestisce le sedi, mi ha scritto che la mia è «un’occupazione senza titolo». Vero. Ma le trattative per fissare il canone non sono mai state portate a termine…». A Bari la «federazione», come veniva chiamata dai ragazzi del Fuan, è attualmente anche sede della biblioteca della destra pugliese e del centro studi Araldo Di Crollalanza.

«Essere convocati nella sede di via Sommacampagna a Roma, per una riunione coi quadri del Fronte , era davvero un premio alla milizia»: Massimo Romeo, imprenditore, in gioventù consigliere d’amministrazione alla Sapienza con An, prova nostalgia per le serate trascorse tra volantini, riunioni e note di musica identitaria. «Lì è conservata la scrivania sulla quale Paolo Di Nella preparava i manifesti. In uno di quei locali Teodoro Buontempo animava Radio Alternativa, esperimento per colonizzare l’etere da destra», rammenta con emozione Romeo, scandagliando negli scrigni della memoria. Adesso in quei locali ci sono le organizzazioni giovanili di Fdi.

Fabio Scoccimarro, iscritto al Msi dal 1974, offre un report da Trieste: «I locali di via Crispi, dove c’era il Fdg e tanti ricordi di Amerigo Grilz, e la sede di Via Goldoni sono chiusi da anni. Quest’ultima sede fu acquistata con le donazioni di operai, anziani, disoccupati negli anni ’90», puntualizza Scoccimarro. In Emilia Romagna, resta «la sede di Carpi. A Bologna siamo in fitto. Magari avessimo una fondazione che funziona per fare cultura differente in una città rossa come la nostre», argomenta Galeazzo Bignami, candidato sindaco di Fi.

«Del Msi-An a Napoli cosa resta? La sede di Via Bellini è stata dismessa. L’ultimo luogo storico missino è mio». Come? «Ho preso in affitto la sezione Arenella, garantendo la continuità dal 1946. E lì ho sistemato l’ufficio del Modavi»: questa è la testimonianza di Alessandro Sansoni, consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti, già dirigente di Azione Giovani. Infine la Sicilia orientale. Fernando Adonia, giornalista di Live Sicilia, da ragazzo attivista del Fronte: «In Corso Sicilia, in pieno centro di Catania, restano abbandonati due appartamenti immensi, una volta dei giovani e del partito. Le finestre sono rotte. Da luogo di idealità sono diventati simbolo di decadenza».

Il murales di Mikis Mantakas, martire europeo del Msi nella sezione Prati di Via Ottaviano

Intanto a Roma la polizia ha provato a sgombrare la sezione di Prati, in Via Ottaviano, dedicata alla memoria di Mikis Mantakas, ma gli occupanti hanno rinviato lo sfratto. Alfredo Iorio, segretario della sezione, accusa la dirigenza della Fondazione An «troppo impegnata nella spartizione del patrimonio per poter intervenire in nostra difesa». Ma il vicepresidente della Fondazione, Francesco Biava, raccolta la richiesta, ha invitato i vertici di Via della Scrofa a intervenire. (da Il Tempo)

@barbadilloit

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