Il segnale lanciato da Nello Musumeci è che una parte di siciliani non si è “arresa al crocettismo e al renzismo”. La tre giorni catanese di #DiventeràBellissima, il movimento civico promosso dal presidente della commissione antimafia all’Ars, ha il merito di scuotere il centrodestra dall’immobilismo. E lo fa con garbo: mettendo sul tavolo idee, narrazioni e suggestioni sia culturali che politiche. Ovvero il metodo di sempre. Se da un lato l’Ncd di Alfano e l’Udc di Giampiero D’Alia sono pronti a traslocare nel centrosinistra, mandando in soffitta le ragioni del proprio simbolo; Forza Italia anche in Sicilia paga il prezzo della mancata iniziativa di Silvio Berlusconi. Resta sul campo l’opposizione della destra a vocazione governativa.
Musumeci è lì pronto a riempire un vuoto. Intanto gli ex An sono disposti a scommettere tutto su di lui, da Fabio Granata, a Raffaele Stancanelli, per finire ai più giovani Raul Russo e Ciccio Rizzo. Se la reunion dei figli della fiamma dispersi tra le troppe “f” di Fli, Fd’I,FI, è un percorso di difficile costruzione sul territorio nazionale, in Sicilia spira un’aria meno viziata.
La prospettiva non deve essere tuttavia quella di rifondare un partito, ma di riassemblare un contesto umano in cerca di rappresentanza e di intercettare nuovo, anche in termini di età, elettorato. Seguendo questa strada, l’ex presidente della Provincia di Catania raggiungerebbe un risultato storico-politico di vasta portata. Un obiettivo che forse varrebbe un impegno più ampio rispetto alla guida della Regione Sicilia.
Si tratterebbe di una sfida che se portata a buon termine ridimenzionerebbe l’appeal dei cinque stelle e il trasformismo dei neodem dell’Isola. E perché no di Matteo Salvini. Ma quella è un’altra storia, da giocare tutta sulla declinazione dell’allarme immigrazione. I toni della Lega riflettono fin troppo il retropensiero della parte settentrionale del Paese. I siciliani preferisco invece slogan meno texani. E su questo rilievo Musumeci avrebbe ancora molto da insegnare al leader padano.