Gigi Coscia, un uomo buono e perbene ci ha lasciati nei giorni scorsi. Protagonista di una stagione politica e sindacale epica ha sempre esercitato i ruoli che ha ricoperto con profonda onestà, senza mai barcollare in quei momenti difficili in cui avevi tutti contro. Un uomo generoso che gioiva dei successi di coloro i quali riteneva, a ragione, di aver contribuito a crescere.
Un uomo che, forse troppo modestamente, si riconosceva in un ruolo di gregario.
Era un gigante buono Gigi, sempre il primo a correre a una manifestazione dei giovani se questi si trovavano in pericolo, o anche semplicemente per far sentire la sua presenza, per farti capire che eri sulla buona strada, che per quanto impervia e difficile meritava di essere percorsa.
Fu lui che, caparbiamente, volle una donna alla guida del sindacato UGL a Pisa, perché era uno di quelli che vedeva dietro la curva, ma fu anche il primo a capire che poi alcune strade dovevano separarsi.
Gigi scriveva i bigliettini per Natale con la sua grafia perfetta, ma gioiva per il computer con cui facemmo il primo tesseramento on line.
Non mancava mai la sua telefonata “sono Gigi, ciao Generale” che poi si concludevano sempre con “coraggio, avanti”.
Attento alla politica locale e nazionale che fino all’ultima telefonata ha analizzato in maniera lucida e spietata.
Una generazione di leoni di cui non sempre siamo stati degni eredi.
Oggi c’era la tua bandiera sulla bara, quella Fiamma che è stata parte così integrale della tua vita da non poterle nemmeno concepire scisse.
Nel tuo ufficio c’era un quadretto con una frase di Hirohito “Valoroso è il pino che non cambia colore sotto il peso della neve, anche tu, o mio popolo, devi essere uguale a lui”.
Credo che sia la frase che meglio rappresenta Gigi Coscia.