Il fatto. Cancellare l’Imu contro le “bestie”, Renzi e la lezione di Silvio

Matteo Renzi in affanno ha solennemente dichiarato di essere fermamente intenzionato a procedere all’eliminazione degli esosi balzelli che gravano sulla prima casa degli italiani. Il presidente del consiglio in carica, rampante Luke Skywalker, s’è giocato la carta jolly, il trentuno salvi-tutti che ha fatto la gioia e il successo (recente) del suo patrigno Darth Vader Berlusconi. Addirittura, Silvio, ci coagulò –  attorno all’eliminazione dell’Ici e successive epifanie –  la sua Forza Italia e la fu Alleanza Nazionale, nel partitone Pdl. All’ultimo match elettorale, Berlusconi arrivò a promettere la restituzione cash del denaro pagato per compiacere gli esosi pubblicani euro-comandati che, facendo un casino semantico (e giuridico e politico) senza pari, reintrodussero la tassa, prima scomponendola, poi riaggregandola, infine separandola in una serie di acronimi, Trise, Tasi, Tari, Imu che non ci capì niente manco Mario Monti prima ed Enrico Letta poi.

Premier anti-tasse per recuperare consensi elettorali

Il rapporto tra Renzi e il suo elettorato s’è incrinato in un’estate di (eterna) emergenza. Profughi ovunque, clandestini arrabbiati, cittadini inferociti, commercialisti implacabili e tasse che pesano troppo. Da lui, scintillante rottamatore eletto a furor di pubblico (pagante, due euro alle primarie Pd) ci si attendeva qualcosa di più. Invece la somiglianza con Silvio  Berlusconi diventa ogni giorno più palese. E non è solo questione di forte presenza scenica o semplice megalomania. E’ questione di vita o di morte. Renzi punta a portare dalla sua l’elettorato che si ostina ancora a identificarsi nel neologismo berlusconiano dei “moderati” e sa che ci sono poche leve da utilizzare. Se li perde, è fregato dato che s’è giocato insegnanti e sindacati.

Una carezza alle “bestie” del ceto medio e alla borghesia di centrodestra

Con il taglio alle tasse sulla casa, Renzi spera di accattivarsi il favore del ceto medio che ormai non ha quasi più nulla da immolare sull’altare della crisi. E che, intanto, s’è incarognito perchè s’è stufato di dover pagare per le speculazioni dei pochi e per i bisogni di tutti. Il “nemico”, però, sulla strada del consenso porta la felpa, guida la ruspa e si chiama Salvini. E’ in forte ascesa nei consensi. Va delegittimato, subito, agli occhi dei “moderati”. E come Silvio, tanti anni fa, disinnescò la svolta della Bolognina che trasformò il monoblocco Pci nel più malleabile Pds, mettendo al muro i “comunisti!” dipinti con i colori dei fanatici e dei decontestualizzati, adesso Matteo (Renzi) va alla guerra guerreggiata – e imitando in questo l’andazzo dem già rodato in svariate realtà locali, Roma su tutte – contro la categoria della “bestia” (magari immonda) che si oppone al consorzio civile da lui rappresentato. E’ l’eterno balletto del “noi contro voi”, senza compromessi. Radicalizzare lo scontro. Per stanare e isolare l’avversario, con il sogno di castrarlo nei suffragi. Questo, alla politica italiana (opposti estremismi a parte), l’ha insegnato proprio Berlusconi.

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Giovanni Vasso

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