“Se c’è qualcosa che è lontanissima dal mio modo di vedere il mondo è la cupa religione islamica, come mi sono estranei, anzi odiosi, tutti i monoteismi, da quello della Chiesa fondata da Paolo (Cristo è un’altra cosa, è un simpatico e affascinante borderline) all’ebraismo, pur essendo io di madre ebrea e quindi tecnicamente, secondo le leggi razziali di quella comunità che io rifiuto, un ebreo”: così Massimo Fini risponde sul Fatto quotidiano alle polemiche scaturite dal suo necrologio in morte del Mullah Omar, leader del talebani afghani. Lo scrittore spiega di non essere diventato una specie di Magdi Cristiano Allam al contrario”: “Nel Mullah Omar nei suoi talebani io non difendo la loro ideologia, difendo il diritto elementare di un popolo o di parte di esso a opporsi all’occupazione dello straniero, comunque motivata”.
Occidente senza pietas
“A me sembra che nel civilissimo Occidente sia venuta meno ogni forma di ‘pietosa’ o di misericordia come direbbe Papa Bergoglio (che Domineddio lo abbia sempre in gloria). )…) Oggi vedo che i civilissimi occidentali gettano in mare il cadavere del nemico senza tante cerimonie o sputano sulla bara di un nazista centenario e ne occultano la sepoltura”.
Difficile fare di un drone un eroe
“E’ difficile fare di un drone un eroe. Non per i nostri nemici. Tantomeno per il mullah Omar. Che ci ha semplicemente messo la faccia (questo è capace di farlo anche Renzi, tanto può sempre ridersela), ci ha messo il corpo, ci ha rimesso un occhio,è stato ferito gravemente quattro volte, ci ha messo il suo coraggio, fisico e morale, la sua tenacia, la sua dignità. (Sia detto di passata: all’inizio il Mullah Omar non era antioccidentale, era semplicemente a-occidentale, non voleva cioè che i nostri costumi e valori che non condivideva entrassero nel suo pese e lo travolgessero, come è poi puntualmente avvenuto). Quindi in quella che viene chiamata “guerra asimmetrica” l’eroe, piaccia o no, è lui. Per questo, nemico che fosse, ho dedicato un necrologio alla sua memoria. “Che Alla ti abbia sempre in gloria, Omar”.
