Il problema non è di natura economica, dunque, perché i soldi fino ad oggi prestati alla Grecia sono serviti a pagare debiti e quindi sono finiti tutti nelle banche francesi e tedesche. Ai creditori quei soldi non servono ma “stanno semplicemente usando le “scadenze” per costringere la Grecia a cedere e ad accettare l’inaccettabile: non solo le misure di austerità, ma anche altre politiche regressive e punitive.”
Stiglitz descrive una situazione che definisce “antitesi alla democrazia”e spiega che Alexis Tsipras è al momento uno dei principali nemici dei burocrati europei, perché sta agendo democraticamente. “Questa esigenza di legittimazione popolare è incompatibile con la politica dell’eurozona, che non è mai stata un progetto molto democratico. La maggior parte dei governi dell’area non ha chiesto il parere del popolo prima di rinunciare alla sovranità monetaria a favore della Banca centrale europea. Quando il governo svedese l’ha fatto i cittadini hanno detto di no.”
Ora i greci sono di fronte a un bivio. Il si alle misure della Troika darebbero il via a una “depressione a tempo indeterminato”, votando no riprenderebbero in mano il proprio destino, incerto ma carico di speranza.