Libri. “Elogio del plagio. Storia, tra scandali e processi, da Marziale a Saviano” di Mascheroni

Luigi Mascheroni

Pubblichiamo un estratto da Elogio del plagio. Storia, tra scandali e processi, della sottile arte di copiare da Marziale a Saviano (Aragno, pagg. 270, euro 20)  di Luigi Mascheroni, firma de Il Giornale e tra i più interessanti intellettuali liberi nel panorama dei media italiani.

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Prendiamo un altro gigante. Gabriel García Márquez. Se diamo ascolto allo scrittore colombiano Fernando Vallejo, il grande Gabo per scrivere Cent’anni di solitudine (1967) ricorse nientemeno che a Balzac, nello specifico La ricerca dell’assoluto, scritto nel 1834. “Márquez non copia solo alcuni personaggi del romanzo di Balzac – fu il j’accuse di Vallejo nel 2002 – ma proprio ne ruba l’anima. E se Balzac scrisse il suo lavoro con una prosa da cuoca, quello di Márquez è lo sforzo di una cuoca pettegola che sbircia continuamente cosa bolle nella pentola della vicina”. Critiche terribili, e forse non del tutto vere. Dimostrate invece, con un’analisi comparata che non lascia scampo, le accuse di un docente dell’università di Urbino, Sergio Agostinis, il quale anni fa si accorse che un celebre reportage dello scrittore colombiano sul “caso Montesi” (il processo per l’omicidio della giovane romana trovata morta nell’aprile del 1953 a Torvajanica) scritto da Roma per il quotidiano di Bogotà “El Espectador”, altro non è che un improvvisato collage degli atti giudiziari che all’epoca uscirono sui giornali italiani. Era accaduto questo. García Márquez tra il 1955 e il 1960 è impegnato in un lungo viaggio che lo porta nelle maggiori città d’Europa e d’America, da cui scrive corrispondenze per “El Espectador”. Nell’estate 1955 si trova in Italia, nei giorni caldi del processo, quando la stampa nazionale non si occupa d’altro. Il 6 settembre il foglio colombiano titola in prima pagina: “Lo scandalo del secolo: redattore di ‘El Espectador’ indaga per un mese sul caso di Wilma Montesi”. Segue il lungo reportage firmato Gabriel García Márquez. La famosa cronaca, insieme a tanti altri pezzi giornalistici, viene pubblicata anni dopo nel volume Cronicas y reportages (uscito nel 1976 in Bolivia) e negli anni successivi nel corpus completo della sua Obra periodìstica. E – ecco il punto – anche in Italia, nel 2001, nel volume Dall’Europa e dall’America (Mondadori). È leggendolo qui che Sergio Agostinis, studioso di casi giudiziari e procedura criminale, e che ben si ricordava il caso Montesi, si accorge che il testo dello scrittore colombiano, un reportage di 13 articoli, è nient’altro che la fedelissima ricopiatura, a parte qualche taglio, piccoli brani di raccordo e grossolani errori di traduzione, della sentenza di rinvio a giudizio scritta dal giudice istruttore Raffaele Sepe che apparve integralmente sul “Corriere dell’Informazione”, cioè l’edizione pomeridiana del “Corriere della Sera”, in più puntate, tra il 21 luglio e il 13 agosto di quel 1955. Tutto uguale, compreso lo stile di scrittura sciatto e burocratico. Attenzione, però. C’è dell’altro. Nel marzo 1988 era successo che una prima parte di quel lungo reportage sul caso Montesi fu pubblicato, su suggerimento di Toni Capuozzo, da una rivista italiana, “Dolce Vita”, allora diretta da Oreste Del Buono. Solo che, dopo l’uscita della prima puntata, Del Buono ricevette dall’agente letterario di García Márquez una diffida a continuare la pubblicazione. Perché? “Perché non si tratta – scrisse l’agente – di una inchiesta originale di Márquez, ma di un lavoro di corrispondente con dati altrui e all’autore non appare onesto pubblicarla oggi come cosa propria”. Oreste Del Buono, ovviamente, rispettò la richiesta. Ma aveva capito tutto, e si tolse lo sfizio di mandare a Gabo un bigliettino: “Guardi, caro Márquez, lo diceva anche il grande Faulkner: ‘Il vero genio è quello che ruba di più’”. Geniale.

*Elogio del plagio. Storia, tra scandali e processi, della sottile arte di copiare da Marziale a Saviano di Luigi Mascheroni (Aragno, pagg. 270, euro 20)  

Luigi Mascheroni*

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