L’intervista. Cabona: “Laura Antonelli? Eros e seduzione tra passato e presente”

Laura Antonelli con lAndo Buzzanca in "Merlo Maschio"
Laura Antonelli con lAndo Buzzanca in “Merlo Maschio”

Un ritratto a tutto tondo di Laura Antonelli, folgorante bellezza istriana, emerge dalla conversazione di Barbadillo.it con Maurizio Cabona, critico cinematografico (già a Il Giornale) e intellettuale libero.

Addio a Laura Antonelli. Come altre attrici nella storia del nostro cinema, era istriana. Come si spiega questa analogia?

“D’origine istriana sono Alida Valli (vero nome Altenburger), Susy Andersen (all’anagrafe Maria Antonietta Golgi), Femi Benussi, Rita Rusic… Nell’Istria e nella Venezia Giulia era comune essere longilinei anche un secolo fa, per via di antiche commistioni coi ceppi slavi e germanici e perché lì l’alimentazione era migliore che altrove. Gran parte delle bellezze del cinema italiano sono state d’importazione: Assia Noris di padre tedesco e madre ucraina, Marina Berti era di madre irlandese, Milly Vitale era di madre russa, la nonna di Eleonora Giorgi era ungherese, Ely Galleani è di madre ucraina, Carole André di madre francese, Daniela Piazza di madre danese, Anna Falchi di madre finnica…”.

La Antonelli ha poi girato con grandi registi, ma è stato il film “Malizia” di Salvatore Samperi a fare di lei un’icona nel 1974. Come mai? Quali schemi ruppe la Antonelli al tempo dell’arrivo sul grande schermo della pellicola?

“Il sesso ostentato nel cinema italiano dell’epoca consumista, dal 1963 in poi, evocava spesso e volentieri il sesso rimosso nella realtà italiana di vent’anni anni prima. Nel 1974 di ‘Malizia’, chi aveva 40 anni aveva l’impronta di genitori e insegnanti formatisi agli albori del ‘900. Si dice che il rimosso torni con la stessa forza della rimozione: allora trentatreenne – quando la Guida, la Muti, la Dionisio, la Giorgi, la Carati erano attorno ai vent’anni -, la Antonelli intercettò il prurito degli adulti: era una terza misura, apparentemente innocente, ma per molti molto seducente”.

La Antonelli girò poi, con Luchino Visconti, “L’innocente”; e, con Dino Risi, “Sessomatto”…

“Sono due film che hanno esteso nel passato e nel presente l’immagine di donna anni ’50 che le aveva imposto ‘Malizia’. Come seduttrice del presente (di allora) alla Antonelli calzava meglio il ruolo di donna-oggetto del ‘Merlo maschio’ di Pasquale Festa Campanile; come seduttrice volontaria del passato (primo ‘900), le si adattò meglio quello di puttana in ‘Divina creatura’ di Giuseppe Patroni Griffi”.

Il cinema erotico italiano ebbe tra anni ‘70 e ‘80 un’epoca d’oro. Come mai? Chi erano i maggiori interpreti di questa vulgata?

“Nell’epoca del socialdemocratico Giuseppe Saragat presidente della Repubblica (1964 – 1971), la Rai da lui ispirata proponeva agli italiani il modello svedese. Una patina di sesso avvolgeva così ogni prodotto, film inclusi. Spinta consumistico-erotica e ovvi pruriti giovanili erano convogliati contro l’egemonia cattolica per far posto a influenze straniere: l’alternativa alla barbarie retriva era la barbarie progressista. E ciò quando ancora i quarantenni rimpiangevano la cultura del casino, chiusasi nel 1958. I personaggi dell’Antonelli e quelli delle varie Lolite dello schermo raccontavano una donna sempre esistita: quella che promette e non dà. O che, se dà, dà il minimo, dietro garanzie nuziali. Per poi cornificare serenamente: si pensi, come archetipo, al personaggio di Stefania Sandrelli in ‘Divorzio all’italiana’ di Pietro Germi (1962). In ogni epoca l’adulterio sta alla donna come la pornografia sta all’uomo”.

Con l’età, la Antonelli era finita nell’ombra.

Laura Antonelli

“Le donne belle sono inclini a vivere della loro bellezza. Quando essa si appanna, sono perdute”.

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Michele De Feudis

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