Estat&racconti. Spazi liberi per il nudismo: la legge che sarebbe piaciuta a Guido Keller

keller_nettunoTutti al mare a mostrar le chiappe chiare. Senza che nessuno faccia storie. L’estate bussa ormai alle porte e dalla sinistra arriva un disegno di legge che avrebbe (forse) fatto la felicità di quel vecchio ed eroico guascone come fu Guido Keller: regolamentare, dopo anni di pudica vacatio legis, i fenomeni del naturismo e del nudismo.

A dirla tutta, il progetto di legge burocraticamente identificato con la sigla C.2171 recante “disposizioni per il riconoscimento della pratica del naturismo e lo sviluppo della capacità turistico—ricettiva in Italia”, è stato presentato più di un anno fa, nel marzo 2014 e da allora giace dimenticato nei polverosi cassetti di Montecitorio.

La legge, il cui primo firmatario è il deputato calabrese Luigi Lacquaniti ex esponente della Sel migliorista (nel senso di Gennaro Migliore che ha seguito nel recente passaggio al Pd), è abbastanza “laica” e puntualizza la parità di trattamento commerciale e burocratica tra le zone balneari “tradizionali” e quelle che i comuni (anche in cordata tra loro) possono mettere a disposizione dei seguaci della tintarella integrale. Di questo (e di tanti altri argomenti) si parlerà nel primo festival naturista italiano che si terrà, tra il 21 e il 24 maggio, in provincia di Salerno ad Ascea, nel Cilento.

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Il nudismo è fenomeno che, negli anni Ottanta, è diventato ultrapop in Italia. Sulle spiagge frequentate dai cultori del corpo “libero” si sono ambientate scene indimenticabili delle più popolari commedie all’italiana, dalle avventure del mitico Commissario Lo Gatto (Lino Banfi tra intrighi politici e omicidi a Panarea, ricordate?) e le imprese del trio di Scuola di Ladri (Villaggio, Boldi e ancora Banfi agli ordini di zio Enrico Maria Salerno). Prima di tutti in Italia, però, il naturismo è legato alla figura difficile e affascinante di Guido Keller, l’Asso di Cuori che partì insieme a Gabriele d’Annunzio alla conquista di Fiume, luogo dell’anima prima che località di confine.

Keller era talmente tante cose insieme che risulta impossibile – grazie agli dei – intrupparlo nelle rigide e schematiche etichette che continuano a fare la fortuna dei commentatori politici e storici. Estroverso, imprevedibile e provocatore, probabilmente non se ne sarebbe minimamente fregato dei risvolti normativi e del battesimo parlamentare del naturismo. Tanto, lui girava nudo già un secolo fa e non aveva bisogno di leggi per farlo. Anche perchè – beato lui – non ha vissuto in tempi tanto calvinisti da pretendere di tradurre in leggi ogni comportamento umano, da trasfondere in codici e digesti ogni scelta, passione, tendenza propria dell’umanità e dell’individuo. Come se non si potesse essere lo stesso liberi pur senza conoscere a memoria i 139 vestiti costituzionali della cosiddetta “più bella del mondo”.

Se fosse nato in questi anni dimenticabilissimi, da maccartisti quaccheri, chissà se avrebbe rimesso in moto il suo Aviatik per recapitare dal cielo ai parrucconi impolverati di Montecitorio un altro pitale.

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Giovanni Vasso

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