A fare le spese di questi sentimenti è stato addirittura il Professore, che nei fitti conciliaboli dei suoi uomini è finito sul banco degli imputati. Gli si rimprovera una strategia sbagliata in campagna elettorale, ma anche l’indolenza, l’incapacità di occuparsi seriamente del partito e soprattutto l’ambizione sfrenata, solleticata secondo le malelingue dalla signora Elsa, che lo ha portato nei giorni scorsi a mendicare a destra e a sinistra una poltrona purchessia. E le critiche, attraverso i retroscena dei giornali, sono giunte all’orecchio di Monti, il quale ieri, nella riunione con i deputati, si è detto «disgustato» per tale situazione, aggiungendo: «So di essere considerato in via d’estinzione, ma non vorrei essere estinto da chi ho contribuito a portare qui».
Dunque, Supermario si lamenta dell’ingratitudine dei suoi. Lui li ha creati, lui li ha fatti eleggere e non si capacita di come possano darsi al pettegolezzo contro il loro capo. Ricorda un po’ il Fini che nel 2005 azzerò tutte le cariche interne ad Alleanza Nazionale, quando uscì fuori la notizia delle chiacchiere maligne di alcuni colonnelli in un bar romano. Quello era il segno di una leadership declinante, qui sembra invece che la leadership del Professore sia morta prima ancora di nascere.
La gratitudine, peraltro, non è proprio una categoria tipica della politica, come lo stesso Monti ha dimostrato appena qualche mese fa. Ha guidato un Governo tecnico, godendo della fiducia dei principali partiti e promettendo di mantenere il proprio ruolo di terzietà, salvo poi smentirsi clamorosamente con la discesa (pardon, salita) in campo. Da lì un crescendo continuo di apprezzamenti negativi, anche offensivi, verso chi fino al giorno prima gli aveva dato i voti in Parlamento. Ora che l’ascesa è finita con un bel capitombolo, si stupisce che venga riservato a lui lo stesso trattamento. E come l’indimenticabile principe Giovanni del Robin Hood disneyano, dopo aver ricoperto il popolo di tasse, si lamenta perché ce l’hanno tutti con lui e, sconsolato, si succhia il ditone. Francamente, ci aspettavamo di meglio.