Calcio. Tempo di bilanci: i (primi) 5 bidoni della Serie A

bombolo tifosoManca ancora un pugno di partite alla fine ma per la Serie A è già tempo di bilanci. Difficile credere che la Juve di Allegri manchi l’appuntamento con il quarto scudetto di fila, giochi (quasi) fatti anche in coda con la ragione che ormai condanna il derelitto ma orgoglioso Parma, il Cagliari comatoso che stenta a riprendersi e il Cesena indomito ma zoppo. Sette partite possono ancora cambiare il volto della classifica ma intanto – a meno di miracoli – il dado pare già tratto. È stato (finora) un campionato esaltante più fuori che dentro il rettangolo verde. Conti, penalizzazioni, fallimenti, sogni di mercato e amarissimi risvegli. La stagione 2014/15 non sarà memorabile ma verrà ricordata, tra gli altri motivi, per (almeno) cinque bidoni.

Doumbia dalla Russia con torpore. “L’As Roma rende noto di aver sottoscritto con il Cska di Mosca il contratto per l’acquisizione a titolo definitivo dei diritti alle prestazioni sportive del calciatore Seydou Doumbia a fronte di un corrispettivo fisso di 14,4 milioni di euro”. Era carico, l’ivoriano del destino. Voleva giocare con il suo grande idolo Totti, diceva. Garcia lo gasava, meglio lui di Salah. Con la maglia della squadra che fu della temibile Armata Rossa (dove giocava anche il buon Honda) aveva segnato a raffica. Pure contro i giallorossi, nel tonfo russo di Champions, per il gol della bandiera moscovita nel 5-1 all’Olimpico di settembre. Se n’è andato a far la Coppa d’Africa, ha firmato ma pare che a Roma quello che aspettavano non sia mai arrivato. Si dice in giro che alcuni irriducibili lo stiano ancora aspettando a Fiumicino. Voto al bidone: 8.

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Podolski, il crepuscolo degli Dei. Seguendo una moda recente del calcio italiano già sbertucciata oltre Manica (di cui ci siamo già occupati qui), l’Inter tutta indonesiana di Thohir, al tempo della rivoluzione di gennaio in cui cadde la testa del signor Mazzarri e la squadra venne affidata al profeta Roberto Mancini, si era assicurata le prestazioni di un campione del mondo. Tedesco. Come Matthaus? No, come Lukas Podolski. Con la Mannschaft – chissà perche?!? – non ha giocato manco un minuto in Brasile. L’Arsenal l’aveva liquidato e lui di corsa s’è trasferito alla Pinetina. I tifosi, già delusi dalla prima parte di stagione, volevano sognare. In campo, però, lui dormiva. Di eccezionale, su Podolski, resterà soltanto il fulminante selfie buongustaio – e subito ripreso dai media sportivi di tutta la Mitteleuropa – scattato appena sbarcato in Italia con alcuni pizzaioli milanesi. Voto al bidone: 7+.

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Cerci, la dura legge del Karma. Ovvero, parafrasando quel santone del Trap, “non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”. Alessio Cerci, in estate, era volato alla corte del Cholo Simeone. Dal Torino all’Atletico Madrid campione di Spagna, vicecampione d’Europa. La fidanzata, incauta, s’era ringalluzzita sul web: addio Serie A, ce ne andiamo nel calcio che conta. Di fondo aveva ragione la signorina, tenetevi vecchie glorie e prestiti onerosi voi, scienziati italiani, che non sapete apprezzare ciò che avete in casa. Tra i colchoneros, però, Cerci è durato poco. Brevi apparizioni dettate dal turnover e a gennaio l’esterno torna nel calcio che non conta, al Milan piccino picciò di Pippo Inzaghi con la benedizione dell’altalenante Silvio Berlusconi. Quello che è poi accaduto lo sanno tutti, specialmente i milanisti. Litigi, incomprensione e tanta panchina. Galliani, dicono, non lo riscatterà. Annata storta. Voto al bidone: 6,5.

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Saviola, milionario triste. Le scommesse si vincono o si perdono. A Verona, sponda Hellas, hanno avuto un ripasso sulla legge infernale dell’azzardo. Andrea Mandorlini, un campionato fa, ha rigenerato Luca Toni. Quest’anno, invece, è andato male l’all-in chiamato Javier Saviola. Proclamato (ennesimo) erede di Maradona, la carriera di ‘El Conejo’, per molti, non è stata all’altezza delle aspettative. Il gol quasi fenomenale rifilato all’Atalanta, a gennaio, aveva illuso tutti coloro che speravano nel rilancio dell’argentino. È andata, finora, diversamente. E, anche per lui, sembrano spalancarsi le porte che lo condurranno direttamente sul viale del tramonto: voci di mercato, infatti, lo avvicinano al ritorno a casa, al River. Voto al bidone: 6,5.

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Manenti alias “È tutto sotto controllo”. Parma, esterno giorno. Una Golf nella terra delle Ferrari, delle Maserati e delle Lamborghini. Ne esce un tale che, al costo di un caffè, s’è comprato la squadra emiliana. Giampiero Manenti chiede fiducia. Quando si tratta di sganciare gli stipendi ai calciatori, sembra un caporione Pci degli anni ’50 che parla di rivoluzione: oggi no, domani forse, dopodomani sicuramente. È finita male. Fallito il Parma e fallita la sua società Eventi Sportivi. Intanto s’è saputo delle spese pazze della gestione Ghirardi che, solo un anno fa, era incensato dai maggiori media sportivi italiani come esempio di sana amministrazione sportiva. Nel mezzo le meteore russo-cipriote-albanesi e alla fine l’avvento del curatore fallimentare tra il tintinnar di manette. Tutto sotto controllo, a Parma come a Stalingrado. Voto al bidone: 10. 

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Giovanni Vasso

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