Il caso. Per “La Repubblica” Berlusconi come JM Le Pen: dovrebbe ritirarsi

berlulepenJean Marie Le Pen come Silvio Berlusconi. Per La Repubblica devono entrambi ritirarsi e lasciare spazio ai giovani. E’ questa la tesi espressa dal notista politico Stefano Folli.

“In Francia – scrive la firma di Repubblica – il vecchio Jean Marie Le Pen, oggi una palla al piede per il Fronte Nazionale che vuol guardare avanti, è stato costretto al ritiro dalla figlia Marine. Qualcuno si domanda se anche in Italia Silvio Berlusconi non potrebbe lasciare il campo e permettere il rinnovamento del centrodestra. In fondo il primo a essere convinto che le regionali di fine maggio saranno «un disastro» è proprio lui, fondatore e un tempo padre-padrone di Forza Italia”.

Il caso Puglia

“Il caso Puglia – analizza Folli – è la fotografia di quello che può accadere su scala nazionale: un laboratorio politico all’incontrario. Peraltro le differenze fra Italia e Francia sono abissali. A Parigi il Fronte Nazionale gode di un solido patrimonio di consensi: inutili per governare, dato il sistema elettorale a doppio turno di collegio, ma sufficienti a fare di Marine una protagonista della scena pubblica. Sono voti populisti e anti-europei, ma ormai non più ideologici, cioè nostalgici di Vichy e dell’Algeria francese, come erano quelli di papà Jean Marie. Da noi Forza Italia non assomiglia, nel bene o nel male, al Fronte Nazionale. È un partito che si sta disgregando mese dopo mese, privo di identità e di leadership: una stella spenta risucchiata in un «buco nero»”.

Mentre Berlusconi cincischia, cresce la destra non liberale

“Berlusconi illude se stesso e il manipolo dei collaboratori fedelissimi: sogna l’ennesimo «predellino», cioè la reinvenzione carismatica del partito, l’appello all’Italia moderata. Questa Italia esiste, beninteso, e per anni ha votato l’uomo di Arcore. Ma quel tempo è finito, anche se il diretto interessato sembra non rendersene conto. (…) Non è un caso che il vuoto a destra sia andato a vantaggio delle forze anti-sistema, Cinque Stelle e Lega, che addirittura crescono insieme nei sondaggi. Per gli altri ci sono le briciole. Nessuno sa come ricostruire dalle macerie uno schieramento in grado di offrire un’alternativa all’attuale premier: la discussione avviene nel club degli ex berlusconiani, ma è un dialogo per iniziati, quasi sempre senza gli elettori. E quando Alfano, nell’intervista a questo giornale, sogna un «riformismo moderato» che oggi si affianca al «riformismo di sinistra», ma domani gli si contrapporrà nella logica dell’Italicum, non tiene conto della realtà spietata dei numeri. E nemmeno del fatto che il riformismo di Renzi è comunque in grado di sovrastare e nascondere sul piano mediatico le posizioni centriste. La verità è che il centrodestra attende il suo Renzi: un innovatore capace di partire dalla base, magari dalle amministrazioni locali, e rimescolare le carte senza guardare in faccia a nessuno. Tanto meno a Berlusconi, che solo in quel caso seguirebbe le orme di Le Pen padre”.

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