Musica. L’Apparenza, Lucio Battisti e il sodalizio con Pasquale Panella

battistiI cinque bianchi, l’ermetismo e Pasquale Panella. E’ il dopo Mogol: l’oltre Battisti. Quell’andare dall’altra parte di se stesso, il genio entra in un territorio sconosciuto in cui diviene assoluto. Quel luogo dove l’artista si afferma dileguandosi: negandosi. Si nega al pubblico che presume di conoscerlo, alla canzone d’amore dichiarata e al verso orecchiabile.

Un piano sequenza infinito, dove lo stesso Battisti si posiziona dietro la macchina da presa per indagarsi, mentre, tra linee appena tratteggiate di una sceneggiatura completamente bianca, dà vita al verso incompiuto. È l’incontro con Pasquale Panella. È la cristallizzazione musicale nel bello, una sonata onirica che si stende in cinque album. Sono i cinque album bianchi: “Don Giovanni” (1986), “L’Apparenza” (1988), “La sposa occidentale” (1990), “C.S.A.R. – Cosa succederà alla ragazza” (1992), “Hegel” (1994).

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È il sodalizio artistico dal quale Battisti non tornerà più indietro. L’ermetismo si fa parola e musica per divenire percezione pura. L’ascolto perde la guida, si disorienta, si smarrisce per poi ritrovarsi in un nuovo ascolto. La canzone perde l’accezione popolare e domanda attenzioni ripetute e ossessive. Una ripetizione dove difficilmente si coglie un significato unico. La chiarezza lascia il posto alla grazia: ciò che non si afferra, ma imprigiona. Così è la bellezza: sfugge per incatenare in visioni che arrivano leggère per imprimersi con forza.

“L’Apparenza” brano che presta il nome anche a uno dei cinque album bianchi, disegna l’apice del duo artistico Battisti/Panella. Alienante e calamitante al tempo stesso: sfugge per suggellare. Imperscrutabile, ermetica ma, autorevolmente suggestiva. Come una donna bellissima che lascia sospesi nel sogno. È un rimandare a mondi altri, un oscillare vertiginoso di pensieri, una tensione incontrollabile verso la bellezza che è per antonomasia inafferrabile. Tale è “L’Apparenza”: apparizioni e contemplazioni di una sfera fantastica. Il Battisti/Panella non esclude e non rinnega il Battisti/Mogol: non voltandosi indietro, lo supera. Lontana e alta è la vetta sulla quale giunge. Un posto percorso da schizzi minimali, modulazioni musicali e versi che superano il dogma e il prestabilito della canzone leggera. I cinque album bianchi sono l’eredità di un artista complesso, spesso inaccessibile, spigoloso e per il quale la parola genio non sembra mai abbastanza.

(Con Mogol nel cuore, con Panella ovunque).

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Isabella Cesarini

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