Nella giornata di ieri si è tenuto un tavolo congiunto a Roma tra le rappresentanze sindacali, i vertici di Almaviva e la board di Vodafone. Secondo quanto fatto trapelare dai rappresentanti dei lavoratori “la compagnia telefonica si è dimostrata disponibile al confronto e si è dichiarata – ha spiegato Davide Foti, segretario provinciale della Slc CGIL – sensibile agli appelli dei call center Almaviva. Gli esuberi sono ufficialmente 400, ma da suddividere tra la Sicilia e la Campania. Questa novità – continua il segretario provinciale – ci offre la possibilità di aprire nuovo spazi di trattativa e di tentare la carta degli ammortizzatori sociali da contrapporre ai licenziamenti. Nei prossimi giorni ci incontreremo con Almaviva per definire i termini della nostra controproposta”.
In contemporanea all’incontro, le sigle sindacali hanno organizzato un sit-in di protesta davanti alla sede di Almaviva a Misterbianco. Presenti pure i rappresentati dell’Ugl. “Ormai da giorni tutte le OO.SS. si sono mobilitate in merito alla delicata questione – lo ha detto Stefano Mudanò segretario giovanile del sindacato guidato da Giovanni Centrella – ma c’è da ricordare che la nostra sigla da più di due anni parla del problema delocalizzazioni, problema che a livello politico-istituzionale è stato preso totalmente sotto gamba sia dal governo regionale, ma soprattutto dal governo nazionale”.
Fuori dal coro dei sindacati, hanno espresso la loro solidarietà ai dipendenti Almaviva gli attivisti dello Spazio Libero Cervantes. “Delocalizzare è tradire”, erano queste le parole dello striscione che gli animatori del centro non-conforme catanese hanno esposto davanti all’entrata dell’azienda. A spiegarne il motivo è Gaetano Fatuzzo che ha riferito: «Abbiamo sempre condannato ogni politica economica che punti a delocalizzare il lavoro produttivo all’estero, ricattando – ha aggiunto- sostanzialmente i lavoratori italiani ad accettare stipendi da schiavi e avere come unica alternativa la perdita del posto di lavoro».