Politica (di M. Veneziani). Se il rottamatore Renzi elegge Mattarella epigono della Dc

dcEra una voce che da anni saliva dall’Italia, dai media, dalle istituzioni, dalle imprese e dai sindacati, da donne, vecchi e bambini: M-a-t-t-a-r-e-l-l-a.

Si sentiva bisogno di lui, tutti reputavano che i decenni in cui Sergio Mattarella era stato coricato nell’oblio, nelle terze file e nel frigorifero, fossero stati una grande perdita per il Paese o una grande astuzia per tirarlo fuori all’occorrenza, come la risorsa segreta della Repubblica. E ora tutti a dire quanto è bravo, santo, eroico Nuvola Bianca, è lui l’uomo necessario all’Italia.

Ma in tutti questi anni non ve ne eravate mai accorti, non avendo mai pensato a lui a proposito di niente? Continuo a non capire per quale sragione il capo dello Stato non debba essere una figura di primo piano, un leader di statura internazionale, di grande prestigio o di grande popolarità, che ha inciso nella storia del Paese. Per carità, Mattarella è una persona ammodo. Ma è forse il garbo il criterio per scegliere il capo di qualunque impresa, pubblica o privata? Figuratevi il capo dello Stato. È come eleggere Miss Italia pensando a Miss Eleganza.

Renzi è tornato alla Prima Repubblica nella scelta del nome, della biografia e dei requisiti, alla canuta Dc della partitocrazia old style. In più ha aggiunto un requisito: lo voglio morbido, taciturno, insignificante e invisibile, perché il reuccio sono solo io. Così, alla chetichella, spuntò una figura mosciarella. E Matteo partorì Mattarella. Lo chiamavano il Rottamatore…

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Marcello Veneziani

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